Per prima cosa, è stato splendido vedere più di 9000 persone in un palasport, finalmente al 100% della capienza. Lo sport non è completo senza pubblico. Ieri si è visto, e si è sentito, con buona pace di chi per due anni abbondanti ha remato contro. Un enorme spot per la pallacanestro, e il nostro augurio è che possa essere così in tutti i palasport e stadi d’Italia, d’ora in poi.

Poi, con la vittoria di ieri la Virtus ha messo in cassaforte il primo posto a fine regular season. Più quattro e differenza canestri, ben difficilmente Milano riuscirà a tornare sotto. Anche perchè i bianconeri ora sono davvero una grandissima squadra, completa sotto ogni punto di vista. Magari non spettacolare come a inizio stagione, ma che parte (finalmente!) dalla difesa e terribilmente efficace. L’Olimpia è stata surclassata in difesa e a rimbalzo, prima di qualsiasi altra cosa. E la differenza è stata scavata lì.
Certo, non si può dimenticare che a Milano ne mancavano sette, di cui almeno uno (Mitoglu) non tornerà, salvo clamorose sorprese. Tra gli esterni mancava tanto talento - soprattutto quello di Rodriguez e Shields - sotto canestro decisamente meno, detto con tutto il rispetto per Biligha. Ed è nell’area che la Virtus ha fatto il vuoto, con Jaiteh che ha dominato contro un mostro sacro come Hines.
A giugno se ne riparlerà. Sicuramente Milano - in ottica finale scudetto - è destinata a crescere, ma la Virtus di ieri si è fatta comunque dare del lei, se non del voi. E ha fatto una partita superba, dominando in lungo e in largo, e lasciando di sicuro scorie nei giocatori milanesi e in coach Messina.
Insomma, partita decisiva certamente no, ma un bellissimo segnale sì. La Virtus di Hackett e Shengelia - tra gli altri, e a breve tornerà Belinelli - c’è, eccome. E non ha paura di nessuno, come dimostra anche la freddezza di un inedito 22/22 ai tiri liberi.

(foto Virtus Pallacanestro)

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