Reggio Emilia, due aprile 1992 per la Fortitudo. Reggio Emilia, quattro maggio 2016 per la Virtus. 24 anni di distanza, di fatto una generazione (anche se ora si inizia a prolificare un bel po’ più tardi), ma il PalaBigi di Reggio crocevia dell’ultima giornata di campionato, sempre in infrasettimanale, e luogo dove si deciderà la salvezza o la retrocessione di una delle bolognesi. Andiamo a vedere, per curiosità più che altro, somiglianze e differenze tra le due situazioni.

Intanto, la categoria: la Fortitudo del 1992 era in A2, e lottava per non finire in serie B1, quindi in un mondo che era lontano dai riflettori e senza americani, che – si racconta – avrebbe costretto ad un trasferimento a Budrio, e che poteva essere l’anticamera della sparizione. Per intenderci: alla fine retrocesse Brescia, e per un bel po’ di anni nel basket che conta la città lombarda non ha più trovato ostello. La Virtus è in A1, lotta per non finire in A2, ma in un momento dove, con la singola promozione/retrocessione, il rientro potrebbe non essere facile come lo poteva essere anni fa, quando con anche l’opzione playout c’erano fino a sei possibili promozioni (su sedici partecipanti al secondo campionato). La Fortitudo non era mai retrocessa in B1, la Virtus, sul campo, in A2 non ci è mai finita.

La situazione storica: in entrambi i casi, se vogliamo, i momenti più bassi della storia delle due bolognesi. La Fortitudo, da quando era arrivata in serie A a fine anni ’60, non aveva mai davvero rischiato di tornare in B se non l’anno prima, dove – a rigor di statistica – si era salvata alla penultima giornata (Cremona), mentre in questo caso servì andare oltre, nel calendario. La Virtus, al netto dei problemi economici che portarono alla radiazione nel 2003, sul campo ha sì rischiato già in altre occasioni (gli spareggi salvezza del 1971 a Cantù, curiosamente il 2 aprile ci fu la prima gara), ma mai traballando in questa maniera.

L’andamento in campionato: la Fortitudo del 1991-92 era stata costruita per la salvezza, anche se inizialmente si sperava in un andamento meno rischioso: era arrivato un americano dal grande pedigree (Vandiver) e si sognava nella crescita dell’altro USA (Pete Myers) oltre che dei giovani. Invece, si continuò a soffrire, perché Vandiver dopo un inizio boom calò vistosamente, e Myers non pareva in grado di essere un leader. A metà stagione si cercò di cambiare: l’opzione taglio dell’americano fallì (per motivi logistici, l’opzione Micheal Ray Richardson non andò in porto), e farne le spese fu il coach, Pillastrini. Con il nuovo, Lino Bruni, le cose comunque non cambiarono. La Virtus ugualmente quest’anno si era messa come obiettivo minimo salvarsi, guardando però al sogno di migliorare l’ottavo posto della passata stagione, specie considerando come parte della squadra dell’anno scorso sia stata confermata. Invece, a partire dalla bega mai risolta di Allan Ray, le cose sono andate a rotoli: tanti cambi di americani, ogni tanto voci di possibili siluri a Valli, ma niente che abbia concretamente fatto svoltare in modo positivo.

L’avversaria: in entrambi i casi Reggio Emilia. Nel 1992 la squadra era appena retrocessa in A2, e aveva disputato un campionato sotto le aspettative: doveva rientrare in A1, ma passò tutto il tempo a centro classifica. Il 2 aprile si giocava comunque il decimo posto, ultimo disponibile per arraffare i playout e, quindi, rientrare tra quelle che potevano ancora giocarsi la promozione. Ora Reggio si gioca il secondo posto in A1, a rischio in caso di sconfitta. Di fatto, la differenza tecnica tra le squadre in campo il 2/4/1992 era inferiore rispetto a quella che ci sarà il 4/5: nove vittorie di differenza tra questa Reggio e la Virtus, solo due tra quella Reggio e la Fortitudo.

Le alternative alla vittoria: la Fortitudo vincendo quella partita avrebbe ottenuto la certa salvezza. In caso di sconfitta, avrebbe dovuto guardare le sue dirette avversarie, Brescia e Ferrara, che giocavano l’una contro l’altra in Lombardia. E si sarebbe salvata o in caso di vittoria esterna degli estensi, o in caso di +22 bresciano per via della classifica avulsa. Chiaramente, una sconfitta fortitudina con vittoria di Brescia sotto i 22 punti avrebbe salvato entrambe le avversarie, quindi si sarebbe potuto rischiare un “biscotto” tra le due nel caso di notizie che davano l’uno in schedina a Reggio. La Virtus, anche qua, vincendo non avrebbe bisogno di guardarsi attorno. Altrimenti, occhi puntati a Torino-Pesaro e Caserta-Trento: è soggettivo capire se era più facile l’opzione speriamo nelle altre per la truppa allora allenata da Lino Bruni, o quella di Valli di oggi.

Lo stato d’animo: la Fortitudo aveva appena sbagliato un match point, perché nella penultima giornata aveva affrontato Brescia, vincendo ma non con quei 17 punti di scarto che le avrebbero reso superflue le sofferenze successive. Vinse sì, ma di solo 7 punti e con gran sofferenza. La Virtus viene da un dominio contro Torino, nel curioso caso di non poter essere sicura della salvezza in caso di vittoria (come è stato), e nemmeno già condannata in caso di sconfitta. Curiosamente, entrambe le squadre si sono trovate all’ultima trasferta con un record esterno di 1-13. Quella Fortitudo vinse solo una volta, contro Udine ultima in classifica. Questa Virtus ha vinto anch’essa una volta sola, contro l’attuale bislacca Sassari.

La vigilia: non fu certo serena quella della Fortitudo, che troppo tardi decise di tagliare un Vandiver che ormai camminava (peraltro lentamente) su una gamba sola. Le leggende su come si arrivò a Teo Alibegovic dopo aver rischiato di prendere l’anziano Tony Zeno (fax con il nulla osta mandato al numero sbagliato) o il dubbio Ronnie Grandison (saltato perché un giornalista bolognese chiamò la società dove questo giocava, in CBA, svegliando chi era ignaro dell’accordo) si tramandano. Di certo, Alibegovic arrivò – su imbeccata di chi? Markovski? Zdovc che giocava in Virtus? – e con 28 punti contribuì discretamente alla vittoria e all’ingresso nella storia Fortitudo come “Salvatore”. La Virtus arriva dopo aver ormai chiuso il proprio mercato, figlio di troppa attesa per risolvere la questione Ray e dopo aver ciccato svariate operazioni. Con Gaddy che continua ad essere un mistero ma anche una scommessa ormai troppo azzardata, e i due americani ultimi arrivati che se non altro non hanno avuto problemi ad ambientarsi, essendo ex (Hasbrouck e Collins).

L’esodo: all’epoca al Palabigi non è che fosse particolarmente difficile trovare biglietti, vista la delusione generale che accerchiava la Reggiana. Così, anche se tra la penultima e l’ultima di campionato passarono solo quattro giorni, i fortitudini riuscirono a riempire quasi la metà del palasport emiliano. Per i tifosi Virtus, pur con dieci giorni a disposizione, ci saranno al massimo un centinaio di biglietti, visto come tutto il resto dell’impianto è già venduto in abbonamento. Per la Virtus ci sarà la diretta tv, mentre all’epoca Fortitudo chi non riuscì a trovare il biglietto si dovette attaccare, con il cuore il gola, alla radiolina e al Televideo.

IMPERIAL BASKETBALL CITY TOURNAMENT: AL VIA LA PREVENDITA DEI BIGLIETTI
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE