Giorgio Valli, bolognese ex Virtus e ora in panchina a Forlì, è stato sentito da Enrico Schiavina sul Corriere di Bologna. Un estratto dell’intervista.

“Non so se vada chiamato Christmas Game, è di certo una di quelle partite che è bello giocare: prima contro terza, palazzo pieno, tv, eccetera. Poi so che le tifoserie non si amano, ma io proprio non lo sento come un derby.
Siamo in un buon momento? Qualcuna vinta con un pizzico di fortuna, che però fa pari con i molti infortuni che abbiamo avuto. Siamo in linea con gli obiettivi, vogliamo andare alle finali di coppa e poi ai playoff, dove questa società non è mai stata. Ma ha solo quattro anni di vita e finora ha sempre fatto passettini in avanti.
Lawson? Non ha sempre brillato ma resto convintissimo delle sue qualità. Su di lui e la Fortitudo se ne sono sentite tante, ma Kenny è come un po' tutti gli americani, le nostre rivalità le capisce solo fino a un certo punto. E si è già scordato tutto.
Hasbrouck e la retrocessione? Un momento che ha segnato entrambi, non soltanto me. Poi, nella vita, si gira pagina. Credo che in questi anni lui sia stato molto sottovalutato. E adesso è arrivato al top della sua carriera, per insieme di talento e maturità.
Affrontare la Fortitudo? Ogni volta ripeto la stessa cosa: la Virtus mi resta dentro ma questa partita non mi trasmette alcuna motivazione speciale. Sfidare la capolista, una grande squadra e un grande pubblico al PalaDozza, è già una grande motivazione. E poi di ex virtussini di qua e di là oltre a me ne conto tanti: Lawson, Oxilia, Hasbrouck, Rosselli, Fantinelli... Non li ho allenati tutti, però ho avuto il Mancio a Milano: un grande, che giochi o no.”

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