Il ritorno di Caja: la serie A come obiettivo dichiarato, questa volta
L'Outlet di Fidenza come nuova Canossa, anche se lì c'era chi si andava a prostrare da sconfitto e qui è difficile, se non superfluo, capire chi abbia fatto primi passi e chi per primo abbia chiesto scusa. D'altronde si sa che certi amori fanno giri immensi eccetera, e allora che Caja-Fortitudo sia di nuovo, con il pubblico in estasi amorosa mai vista prima, leggende di giocatori terrorizzati e altre faccende che riaccendono il mito di un coach che qui, evidentemente, aveva fatto talmente bene (e tanto si era sentito amato) da far tornare tutti suoi propri passi. Che poi ci possa essere qualche figura che da qui ne esce ridimensionata, seguirà dibattito. Ma anche no, se i risultati arriveranno.
Il Caja di ieri ha alzato molto l'asticella, dopo aver passato buona parte dell'anno scorso a ricordare che gli era stato chiesto l'arrivare ai playoff e poco altro: obiettivo minimo se non minimissimo, dato che il cut era davvero semplice per una squadra che non avesse solo la salvezza nel proprio mirino. Serie A, quest'anno o quello prossimo, e quindi impresa che, pensando al ritardo in classifica, è complessa ma non complessissima. Magari partendo con il dimenticare che si potrebbe (sarebbe potuto?) andare su direttamente, ma con un divario dalla capolista che oggi, oggi, pare difficile da colmare, e pensare alla rimontona playoff. C'è tempo, anche perchè alla Fortitudo mancano 27 (ventisette) partite di regular, e quindi può capitare di tutto. Intanto, Attilio dovrà trovare un senso ad un gruppo che non è stato certo nè di sfaticati nè di rematori al contrario, quanto forse piuttosto alienato dal mix dei risultati passati e dalla fatica di riconfermarsi subito se non subitissimo.
E che avrà bisogno di puntelli, anche se per forza di cose sarà normale per il coach capire chi e cosa possa essere funzionale o no al progetto: vero che conoscendone abbastanza certi verdetti potranno essere anticipati, ma intanto valutare dove andare a bussare. La contingenza dell'infortunio di Sabatini (giocatore che Caja disse di aver cercato anche quando era in A1, a Varese) rende forse primario il bussare ad un esterno, laddove Giordano e Panni hanno già dimostrato di faticare, e tanto, nel ruolo: la prima opzione potrebbe essere quella di - tu quoque - Imbrò, ma la strada per ora è tutta in divenire. Ma, domenica, con tutto il rispetto dell'onestissimo Cagnardi (non si giudica un allenatore dalla mimica delle braccia durante la partita, però i risultati hanno dimostrato che qualcosa andava fatto), la gente avrà qualcosa di nuovo, anzi di vecchio, per cui entusiasmarsi. Pur ricordando che, anche qui, alla fine conterà vincere.