Sprazzi della più bella Fortitudo della stagione, che al 14' stava gongolando sulle pigrizie di Sassari fino al 37-25. Poi, lentamente, la discesa della china, con già i prodromi prima dell'intervallo (arrivato sul +3, 6-15 di parziale) e poi con la fatica di un terzo quarto di dispersione (56-67 al 29', facendo quindi 19-42 dall'Everest alle Marianne). Brava a non demordere fino all'ultimo, anche se a 3' dalla fine Sassari era ancora a +12 e quindi in relativa tranquillità, Bologna non ha mai dato l'impressione di tirare i remi in barca, nè però l'idea di poter avere il possesso decisivo per rimettere davvero paura alla Dinamo. E, alla fine, nelle parole dei protagonisti, l'unisono per cui serve maggiore continuità, per battere le squadre di prima fascia e provare a fare il salto di qualità. Ieri, quanto visto fino a poche tornate dall'intervallo, ha fatto stropicciare gli occhi, ma non è bastato.

Salto di qualità, quindi. In che senso, ci si potrebbe chiedere, e bravo è stato a fine gara Martino nel ricordare che l'obiettivo Coppa Italia, a inizio stagione, non era nemmeno preventivato, e se ora è qualcosa nel mirino della truppa è solo per merito di chi ha fatto 7-5 e, quindi, si è posto nelle condizioni di poterci guardare. Attenzione, però: arrivare nelle otto a fine girone d'andata sarebbe un premio clamoroso, viste le aspettative (che forse, diciamocelo, erano un po' al ribasso). Non arrivarci, non ci si dovesse arrivare, non dovrà essere considerata come una bocciatura, anzi: già l'essere qui a parlarne - anche solo per evitare di tornare sulla solita questione derby - è un grande passo, per chi a metà settembre parlava solo di salvezza. Sta ora alla truppa non accontentarsi degli ottimi sprazzi sardi e cercare di completare il cerchio, senza porre però particolare pressione a nessuno.


Grande grande grande - Pochi hanno traballato: le sontuosità di Sims per quanto limitato dai falli, la continuità al tiro di Robertson e Aradori, la mentalità di chi sa di potersela giocare contro una delle grandissime del campionato. Facendo ancora più mordere le mani per le opache prove di Varese e Roma

Parole parole parole - La difficoltà di Leunen davanti a gente con meno anni e garretti più verticali, o qualche fatica di Stipcevic a capire che deve leggere la partita, e non farsi da lei leggere. Però, se esiste il concetto di sconfitta non dolorosa, citofonare ieri in tarda mattinata.

(foto Legabasket)

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