BASKET CITY, O QUEL CHE NE RESTA, AL MARE: COMMENTI SULLA SETTIMANA
Si ricordava la prima volta che era stato portato al Palasport, duecento anni prima, e di come avesse scelto la parte “perdente” di Bologna anche se, sull’altra sponda del fiume, c’era chi vinceva il campionato un anno sì e uno anche. Si ricordava di quando aveva rischiato di sparire, prima che un Salvatore dalle orecchie a sventola arrivasse, quasitrentellasse ed evitasse il disastro. Si ricordava dell’estate successiva, quando la gente andò in piazza per mostrare la propria rabbia contro il famoso -6. Si ricordava, soprattutto, di un grande amore: non quello per una qualche fanciullina, ma quello per la sua squadra. E il motto, classico, “le fidanzate vanno, la Fortitudo resta”. Ora, non gli rimaneva neppure quella. C’era il sole, il mare non era nemmeno mucillagginato come in altre occasioni, ma lui era fisso, pietrificato, congelato davanti agli eventi.
Bavvy – Dai, riprenditi. Va bene essere rivali, va bene tutto, ma non esageriamo. Io ricordo come stavo sei anni fa, mi sembrava di essere un fantoccio che, per terra, veniva preso a calci da tutti. E posso capire. Però dai, non è ancora detta…
Piccy – Certo, adesso salta fuori un Supereroe che arriva, cambia tutte le carte, tira fuori i soldi e convince la Fip a farci passare. Anzi, magari ci chiede scusa per aver dubitato dei nostri documenti, ci rimanda in serie A, e ci riporta in Eurolega senza nemmeno passare dai preliminari. Guarda, c’è lì la Bellucci in topless che sta correndo da me. Pare che si sia accorta che, al mondo, sono io l’unico che vuole. Va bene?
Bavvy – Non vorrei disilluderti, ma non è la Bellucci, è quello del cocco. Ok, di Supereroi in giro non ce ne sono, però guarda noi. Eravamo morti, eravamo diventati uno zombi con il ’34 sopra, ma in un modo o nell’altro siamo tornati in vita. Anche se ora Sabatini ci sta facendo venire il mal di testa, ma siamo tornati in vita. Guarda Pesaro, che era finita in B1, ma che ora si sta facendo delle dignitose serie A. Ogni crisi può essere una opportunità, non è detto che ora ci diremo addio. Bologna, poi, ha avuto due squadre fin dai tempi in cui il basket era sport che si giocava all’aperto, con dei cestini di frutta al posto dei canestri. Qualcosa succederà, dai…
Piccy – Qualcosa un tubo. Anche Livorno aveva due squadre, e un derby che era duro quasi come i nostri. Anche Reggio Calabria aveva piazza e tradizione, anche Verona, anche Torino… Voi avete avuto la fortuna di trovare un Tudini che, prima di abbindolare la gente con le sue promozioni finanziarie farlocche, vi ha dato un posto in A2. A Pesaro c’era la Falco in B1. Noi? A chi andiamo a bussare? Ma, soprattutto, chi dovrebbe farlo? Non c’è un Sabatini, non c’è il ritorno di uno Scavolini. A chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? Ma poi, ce lo meritiamo? Accidenti, voi almeno qualche cosa l’avevate fatto, sei anni fa. Noi niente. Niente. Oggi apro il giornale, vedo una foto di tifosi che, davanti a non so che sede di federazione, manifesta a favore della propria squadra che è stata eliminata dal campionato. Penso “finalmente qualcuno che si muove!”, poi vedo che si parla di pallavolo e di Zinella. Nessuno, capisci? Nessuno! Poi lo so anche io, i tifosi non possono fare nulla, la Virtus è stata radiata ugualmente, per intenderci, ma almeno dai l’impressione di essere lì con la testa. Abbiamo manifestato contro il -6, a favore di Seragnoli, adesso invece? Siamo già rassegnati? Stanno firmando un Daspo contro la nostra squadra, e qui stiamo a fare la gara a chi l’aveva detto prima.
Bavvy - Vero, però non girare la frittata. Non è colpa dei tifosi se le cose sono andate così. Siete stati solo presi in giro da un soggetto che, nell’ultimo anno, ha detto tante, troppe balle. O forse, era entrato in un trip per cui credeva ciecamente alle balle che diceva. Diceva di aver pagato Drucker, e non era vero. Diceva di aver pagato gli stipendi per tesserare Scales, e non era vero. Diceva di aver contattato i procuratori, e non era vero. A questo punto, perché avrebbe dovuto dire la verità adesso? Nella sua logica ci sta il discorso “se mi iscrivete pago”: ormai è talmente fuori dalla realtà, che magari si lamenta anche del fatto che lo abbiano preso a pernacchie. La colpa è solo sua: ok, ha speso soldi suoi, ha peccato di generosità, forse, ma la verità è che non aveva capito niente. Della Fortitudo, del basket, di Bologna. E, alla fine, a rimetterci sono i tifosi. Ora si lamenterà perché lo hanno lasciato solo, perché l’unica alternativa era sembrata quella di Sabatini. Ma questo, non si era accorto che la barca stava annegando? Ora che fa, mette un’altalena al Caab, di fronte al fruttarolo, e dice “questo è il mio Parco delle Stelle”? Però, sinceramente, non so cosa avreste potuto fare voi tifosi.
Piccy - Non lo so nemmeno io. Ma, almeno, dare l’idea che i tifosi ci sono sempre. Nel bene e nel male. Ora, a cosa devo pensare? Almeno datemi una illusione, ditemi che ci sarà una B1 da seguire. Ditemi qualcosa, accidenti, ditemi qualcosa!
Il suo amico-nemico era a pezzi. Distrutto. E lui non riusciva a pensare a come, in quella settimana, la girandola di Claudio Sabatini gli avesse fatto venire l’emicrania. Anche lui era convinto che, dopo sei anni, si potesse provare a cambiare qualcosa, nella sua Virtus. Ma, visti i risultati dello Stars Park, allora meglio andare avanti con quello che c’era, che non diventare parte della Riviera Solare, magari con Raul Casadei a cantare l’inno romagnolo. Non aveva capito niente di cosa fosse successo, ma alla fine di una cosa poteva essere certo. Lui, l’anno prossimo, una squadra da tifare l’avrebbe ancora avuta. L’altro no.