Waimer guardava gli ultimi sprazzi di estate pensando che, tutto sommato, poteva andare peggio. Si era parlato tanto di crisi, ma alla fine la gente in spiaggia c’era venuta eccome, magari ammassandosi su un unico lettino per non affittarne tre, ma così il contrappasso era che aumentava il caldo e, quindi, il lavoro del bar. Diversa forse era stata la situazione degli alberghi, arroccati nei loro tutto esaurito anche quando la metà delle stanze erano vuote, solo per fare scena o per sperare di trovare, all’ultimo momento, il riccone che invece di una mezza pensione per tre giorni chiedeva una completa per una settimana. Ma il rinunciare all’uovo di oggi per aspettare la gallina di domani non è che sia sempre una scelta felice, e qualcuno si lamentava. Non lui, però, che guardava le ultime bellezze in perizoma e spazzolava la passerella come se ancora di giugno si trattasse. Un dubbio, però, lo crucciava. Era l’ennesima annata in cui dalla città arrivava un solo tifoso, mentre l’altro compagno di battibecchi non si sapeva più che fine avesse fatto (“radiato? E che è, la Fonospiaggia?”, aveva pensato). E le discussioni quindi vertevano su lodi, iscrizioni, e giocatori peraltro a lui sconosciuti. Decise così che, quel pomeriggio, invece di informarsi su scrimmage vari sperduti nella Bassa, fosse il caso di fare un bel viaggio nel tempo.

Waimer - Papà?

Jader - Dimmi, figlio. Ma prima, hai ripulito la spiaggia dai mozziconi di sigarette? Perché mi hanno detto che in certe spiaggie Imperiali cervesi la cosa non avvenga mai e poi mai.

Waimer - Tranquillo, vuoi che lasci le sigarette sulla sabbia? E se poi intorto una, la faccio sedere e questa la vede, che figura ci faccio? Se sulla spiaggia si trova una sigaretta / scordati la trombata e fatti una pug[eccetera], mi hai sempre detto. Piuttosto, vorrei capire una cosa. Ho letto di una intervista a Ettore Messina. Ma è vero che un tempo il capoluogo dominava in lungo e in largo?

Jader - Ah, è vero. E ti garantisco che le cose andavano meglio anche per noi. Un po’ perché i tifosi venivano qua e per fare a gara a chi spendeva di più arrivavano a darci dei centomila (50 euro attuali) per un giorno di solo lettino. Un po’ perché con tutti i soldi che mettevano nel basket ci campavano serie A1, A2, e un po’ di B1. Bei tempi.

Waimer - Ma come era andata?

Jader - Semplice, come chi fa a gara nel vedere chi costruisce la torre più alta. La Virtus aveva azzeccato un po’ di cose, a partire da un Cazzola che i soldi li metteva, un Ettore Messina schermato dalle prime critiche – vatti a vedere in rete i commenti che c’erano su di lui nel 1990 – e una squadra che piano piano divenne fortissima, con Danilovic a farla da padrona. La Fortitudo…

Waimer - ‘spetta, quale?

Jader - Tranquillo, ce n’era una sola. E nessuno si poneva dubbi se fosse burocraticamente vera o scissa, se partisse da San Felice o altro: c’era solo quella, che a volte si allenava al Paladozza e altre volte in Furla, con i tifosi che tifavano al Paladozza e spesso si radunavano in Furla. Nessuno aveva dubbi. Comunque, la Fortitudo aveva rischiato la retrocessione in B1, e questo aveva fatto venire tanta paura ad un certo imprenditore bolognese abbronzato, Giorgio Seragnoli, che il suo portafoglio si aprì e cadde per terra: lo sentirono anche i sismografi in California, per quanto era pesante, ma intanto quei denari vennero investiti nella F. Che venne subito promossa, e che entrò immediatamente nel gotha del basket italiano. E non solo: in pochi anni arrivò anche l’Eurolega, e la gente che quattro anni prima tremava davanti alle triple di Boesso ora entrava al Palasport di Casalecchio – eh, con gli impianti sportivi facevano un po’ di confusione – per vedere l’Olympiakos. Nel frattempo, la Virtus aveva accolto la F in A1 con il threepeat, tre scudetti di fila. Poi, quando si accorsero che con Komazec si vinceva meno, nel 1997 ci fu il famoso anno delle guerre stellari.

Waimer - Non mi dire.. Arrivarono Godzilla e Jeeg?

Jader - No. Ma ci fu un momento in cui se la Virtus, per dire, avesse offerto a Cirlimpacchi, guardia del San Savino, un milione di dollari, la Fortitudo pur senza averlo mai sentito nominare rilanciava con due. E viceversa. Diciamo che con i giocatori dall’ottavo uomo in giù, compresi i fuori rosa o quelli mandati in prestito per esubero, oggi ci avresti fatto un playoff con i controfiocchi. Spendere e spandere, con la Virtus che vinceva tutto e la Fortitudo a cui mancava sempre un qualcosa per arrivare a riempire la bacheca. Ogni estate si faceva a gara a chi spendeva di più, per i Fucka prima e i Meneghin poi si scoperchiavano i depositi di Paperone. Ma non poteva andare avanti: la Fortitudo iniziò un – relativo – ridimensionamento, mentre in Virtus da Cazzola si passò a Madrigali, con relativo Becirovic presentato manco fosse Keanu Reeves. Insomma, una saltò per aria, l’altra ebbe buone intuizioni cercando ottimi giovani – pagando, s’intende – ma in quei, diciamo, dieci anni tra il 92 e il 2002, in spiaggia volavano nomi non da poco. Poi lo sai, come sono andate le cose: quelli che sono rinati ma con profilo da quarto di finale, quando prima c’erano cotali danari che i quarti di finale li avrebbero conquistati mandando in campo la terza squadra. Gli altri… Beh, lo sai anche te.

Waimer - Ma ci sarà mai una ripresa?

Jader - Beh, penso che intanto servirebbe che quelli là con i colori biancoblu (con la minuscola) decidessero cosa fare. Riunificazione, anche se ora è più probabile che davanti alla spiaggia si areni il relitto del Titanic. Poi provare a mettere il sale sotto le chiappe di quegli altri: nei primi anni ’90 funzionò in questo modo, perché con la F in A2, a quei tempi, non è che la Virtus splendesse. Poi, appena in San Felice si alzò la testa, quegli altri fecero tre scudetti. Però servono denari e idee. Ce ne sono? Ai posteri, ai posteri, l’ardua sentenza.

BASKET CITY AL MARE
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE