Partiti tra sberleffi esterni e poche certezze (Ohio, gli americani, la Fortitudo Alessandria eccetera) nel dover rimodellare la propria struttura societaria, la Effe di settembre aveva ambizioni più inerziali che non davvero concrete. Un inizio di navigazione non negativo ma nemmeno tale da indurre all'ottimismo, un vigoroso cambio di marcia - e nuovi inserimenti economici, probabilmente - in febbraio, e il ruolino quasi immacolato che ha portato Boniciolli, e la Fortitudo tutta, alla promozione in seconda categoria senza particolari patemi, almeno sul campo. Ecco il listone di tutti i protagonisti della annata.

Candi - voto 7 - Da normale undicesimo che nel girone d'andata gioca ma non gioca (4.8 di media), diventa sempre più importante (13 minuti nei playoff) facendo la cosa che più si chiede ai bimbi: andare in campo senza far capire di essere appena usciti dallo svezzamento. Lui non ha problemi: difende, attacca con grinta senza avere nè le paure nè gli sbalzi d'umore dell'età, e non c'è un minuto di gioco che non sia stato meritato, anzi. Più recuperi che non perse, medie al tiro (44% totale) da aggiustare, ma il tempo è dalla sua parte. Lietissima scoperta, bello vederlo giocare, guai a lui se si metterà in testa di scrivere una biografia.

Carraretto - voto 7 - Vaglielo a dire, a settembre, che avrebbe in giugno festeggiato a Forlì, ma con maglia Fortitudo e contro Siena. Arriva in febbraio, e capisce subito che non deve fare il protagonista a tutti i costi ma la punta di diamante. Non chiede spazi e tiri solo in virtù del suo pedigree, tira quando serve e, soprattutto, la mette quando serve (12 di media, 39% da 3). Si mette a disposizione senza che gli altri si mettano a sua disposizione, e per i big non è mai una cosa così scontata. E sapere che Siena poi è stata promossa lo stesso lo farà festeggiare due volte. Acquisto importante.

Grilli - voto 5,5 - Segnava prima di arrivare in Fortitudo, ha segnato dopo essere stato ceduto. Qui, poco o niente (6.6, con il 32% al tiro): classico caso di giocatore che, per un motivo o per l'altro, non ha saputo rifare a Bologna quel che altrove non era mai stato un problema. Paga forse inconsciamente l'essere visto come "uomo di Vandoni"? Chissà. In bocca al lupo per il resto della stagione.

Iannilli - voto 7,5 - Sarebbero da pubblicare, i commenti negativi che erano arrivati alla sua firma. Mente disabitata, nevrotico, metteteci vuoi quello che vi pare. Balle: il ragazzo le ha date e le ha prese senza mai uscire di melone, è stato totem difensivo (vagli a far canestro in faccia) e boa offensiva, toccando tutti i palloni ma senza mai, quasi mai, forzare un tiro solo perchè era da un po' che non ci provava in autonomia. 9+9 la media, giocando per un po' con infortuni di tutti i tipi. D'altronde, avesse sbagliato qualcosa, il suocero probabilmente lo avrebbe piantato al muro e scuoiato. La sorpresa della stagione, imprescindibile.

Italiano - voto 7 - Rimasto nella mente della tifoseria per la sua grinta fuori dalle righe da avversario, è normale ci metta un attimo a diventarne idolo. Nessun problema a sbucciarsi ginocchia e gomiti, e un rendimento che è cresciuto proprio nel momento in cui, visti i patemi di Mancin e Samoggia, c'era bisogno di lui. 7+4 in 15', partendo quasi da undicesimo uomo e diventando, alla fine, quella specie di scoglio contro cui nessun avversario avrebbe voluto schiantarsi. Nemmeno malaccio al tiro (56% da 2 e 41% da 3), ha qualche esubero da limare. Ma se non fosse così non sarebbe così.

Lamma - voto 7 - Inizia ventellando nelle sconfitte e virgoleggiando nelle vittorie, sintomo di come volesse prendersi in mano la squadra (o gliela dessero) nei momenti di difficoltà. Aggiustati i ruoli e smussati gli angoli, diventa giocatore non tanto da cifre (comunque 8 di media) quanto piuttosto da normalizzatore di una cabina di regia dove c'era tanta roba ma forse non la giusta esperienza. E quella gliela ha messa lui, compreso il lavoro di spogliatoio e di social network che ha fatto capire, all'esterno, che dentro non erano solo compagni ma anche amici. Se la era conquistata nel 2010, ha fatto il bis. Bandiera, anche se è un luogo fin troppo comune.

Mancin - voto 6 - Oscar della sfortuna, perchè dopo una buona parte della stagione a guardare (e, onestamente, non certo a far grandi cose in campo) ha l'occasione dell'anno quando Iannilli si fa male - e quando Samoggia va in tilt - per avere minuti e responsabilità. Arriva la bua, e quasi tutta la gestione Boniciolli, quella che poteva essergli più consona, la guarda dal parterre. Peccato.

Montano - voto 7,5 - Gli viene data carta quasi del tutto bianca, specie in attacco, e lui risponde presente. Unico o quasi che può andare fuori dagli schemi e prendersi quei tiri che, in altra nobiltà, erano stati definiti ignoranti, forza un po' ma foraggiando poi 15 di media, il 56% da 2 e il 37% da 3. Oltre a recuperi, assist, e verticalizzazione di una manovra che a volte tendeva a rispecchiarsi nell'eccesso di accademia. Risolve le partite entrando e facendo entrare la palla, maestro nei tiri da 4 e totalmente a suo agio sia con Vandoni che con Boniciolli. Ora tocca a lui dimostrare che può salire di categoria. Di certo, non più bambino misterioso.

Raucci - voto 7 - Non sa bene se fare il 3 o il 4, alla fine fa un po' di tutto diventando interessante muretto difensivo per chi lo affronta credendo, chissà, di poterlo battere in altezza se non in velocità. Utile anche davanti (7 di media e il 58% da 2) con buoni movimenti in area e tutto quello che può essere messo in vetrina per dimostrare agli allenatori che c'è verdura se si è vegetariani e hamburger se si è carnivori. Per crescere? Tiro da fuori e maggiore pericolosità fronte a canestro. Il suo futuro passa da qua.

Samoggia - voto 7 - 15+6 e quasi il 50% da 3 nel girone d'andata, condotto da MVP del campionato, e poi una immersione nelle Marianne dei dubbi su tante cose: Boniciolli che lo sta uccidendo, la stanchezza, vai te a capire cosa. Esplicitamente l'uomo che più ha pagato il passaggio di gestione (playoff da 6+3 e il 18% dall'arco), ma che la testa ci sia lo dimostra il secondo quarto di Forlì, ritrovando quei tiri e quella fiducia inabissatisi in primavera. Alti e bassi, ma se la Fortitudo a febbraio era terza e non a metà classifica lo deve anche e soprattutto a lui. Uscirà da questa annata centrifugato e varechinato, ma con nuove consapevolezze su quello che ancora potrà dare.

Sorrentino - voto 6,5 - Dura la vita di chi era arrivato un anno fa per fare l'americano di categoria, e si è poi trovato ad essere fin troppo vittima di aspettative e ormonalità non sempre ben codificata. Tagliato e poi ripreso, con Boniciolli non è che faccia fuochi d'artificio, rimanendo tanto utile dietro quanto affettato e precario davanti (chiude con 6 punti e il 33% al tiro). Se non altro, la nuova gestione gli permette di sbagliare facendogli trovare un paracadute dietro la schiena, e rendendo la squadra più impermeabile ai suoi alti e bassi. Forse la Fortitudo lo carica troppo, chissà, e il sospensorio non regge la sua foga.

Valentini - voto 6,5 - Vandoni lo vuole come uomo che, dietro, può azzerare i registi come i centri. Così fa per un po', pur in ritardo per via di acciacchi autunnali. Non sboccia mai completamente in attacco (chiude con 6 punti e il 41% al tiro), dando l'impressione di non capire esattamente cosa fare per rendersi utile. Con Boniciolli perde un po' di smalto, anche lui con problemi di reinserimento non occultati, ma cercando sempre di restare sul pezzo e provando a farsi trovare pronto anche quando l'interrogazione non era programmata.

Vandoni - voto 6 - Chiaro che il cambio di passo dopo il suo siluro mette in dubbio tutto quello che c'era stato prima. Ma qualche alibi ce lo ha: due sconfitte iniziali con Samoggia e Valentini ai box o quasi, e un inverno reso complicato, psicologicamente parlando, dalle tante voci di mercato che hanno preceduto, forse, i motivi per cui poi si è reso necessario andare di mercato. Gli frana la terra sotto i piedi, e cade. Pecca di eccessi di comunicazione: tutti i suoi slogan da titolo di giornale potevano andare bene in piazze poco avvezze al basket, mentre a Bologna, ecco, era normale pensare che fossero modi più da venditore che non altro. Non va dimenticato, però, che la squadra per otto decimi l'aveva fatta anche lui, in tempi agostiani in cui ricordiamo tutti come eravamo messi.

Boniciolli - voto 10 - E' ovvio che a vederlo in B2 tante teste si sarebbero girate, e per lui l'impresa era triplamente ardua, dovendo giustificare sul campo il suo ingaggio e tante altre cose. D'altronde, se non fai i playoff in A1 è un conto, se non vieni promosso in B2 è altra roba. Tanto da perdere, alla fine ci guadagna. Pur davanti a chi storceva il naso pensando oddio, metodi da A con giocatori di quarta serie, li ammazzerà stecchiti: un po' di tempo per capire e farsi capire, poi i risultati li abbiamo visti tutti. Squadra che non segnerà tanto, ma che dietro porta alla disperazione e alla ricerca di uno psicologo chi cerca la via del canestro. Ne perde una sola, quasi paleozoica, e poi sono solo vittorie. Facili sul campo, ma di certo complicatissime da preparare. Ora potrebbe anche riposarsi un attimo, ma di certo non lo farà: d'altronde non sarebbe lui, o no?

Società - voto 8 - Giudizio complesso, visto e considerato che si è iniziato con certi uomini e certi denari, e si è chiuso con altri uomini e ingaggi che, forse, ad agosto non erano possibili. Alla fine non si può non dimenticare il lavoro di Dante Anconetani con i giocatori fermati ma non firmati quando nessuno sapeva cosa ne sarebbe stato della Fortitudo, così come il restyling che ha reso la primavera lontana dai concetti goggiani del maledetta. Ora inizia il bello, perchè in Fortitudo è da quando c'erano ancora i modem a 56k che non si vive una estate tranquilla, convinti di giocare il campionato guadagnato sul campo e senza dover ogni giorno temere l'arrivo di tempeste di ogni genere. Normalizzare sarà il compito principale di chi sarà dietro le scrivanie: normalizzare, dare ottimismo senza cercar vetrine, e garantire che una Fortitudo ci sarà, l'anno prossimo, con i suoi pregi e difetti ma con la voglia, da parte di tutti, di essere parte di quella che Boniciolli ha definito una comunità. In bocca al lupo.

IL RITIRO DI MATT WALSH
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE