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Nel museo Virtus all'interno della Unipol Arena è stato presentato Michael Umeh.
Ecco le parole degli intervenuti:

Julio Trovato - Presentiamo un giocatore di indiscusse qualità tecniche e persona di spessore che si inserisce in un gruppo di persone vere. E' stata un'operazione lunga, lui era impegnato con le Olimpiadi, e aveva l'ambizione di giocare in una prima divisione. Ringrazio tutti, chi ha avuto la pazienza di aspettare e non si è fatto prendere dalla frenesia, il nostro AD Loredano Vecchi, il CDA e tutta la società Virtus. Abbiamo fatto un ottimo gioco di squadra, anche nello sviare l'attenzione, perché avevamo bisogno che il nostro interesse restasse riservato.

Michael Umeh - Sono felicissimo di essere qui, sono onorato di giocare in un club con una grande storia. Conosco molto bene l'allenatore, e sono felice di fare parte di questa squadra.

Le presenza di Ramagli è stata fondamentale per la scelta? Sì, è stato un fattore importante, lo conosco bene, ci siamo sentiti prima che io firmassi. Ho un bel ricordo di quella stagione a Verona, probabilmente la migliore della mia carriera.

Inizialmente cercavi offerte dal piano superiore. Venire in Virtus è un po' come andare in serie A? Tutti i giocatori puntano a giocare al miglior livello possibile, e io dopo le Olimpiadi puntavo a un livello superiore. Quando si è presentata l'offerta della Virtus però ho accettato, sia per la presenza di coach Ramagli, sia perchè da come mi è stata prospettata la considero una grande opportunità, per me e la mia famiglia.

Sarai la prima punta della squadra? E' importante che la squadra lavori di gruppo, io porterò esperienza e conoscenza della pallacanestro all'interno del gruppo, che mi sembra già coeso.

L'esperienza alle Olimpiadi? E' stata una grande esperienza, giocare al livello più alto. Non riesco a spiegare che cosa ho provato, ero affascinato come un bambino a vedere il villaggio olimpico.

La tua storia? Sono nato a Houston, i miei genitori sono arrivati lì dalla Nigeria, mio padre nel 1979, raggiunto due anni dopo dalla mamma. Ho sempre vissuto a Houston, ma andiamo spesso in Nigeria, dove ci sono le nostre radici.

Il tuo modello? Michael Jordan, come tutti quelli della mia età, e poi Penny Hardaway.

Quanta differenza c'è tra il basket europeo e quello americano? In America il livello fisico è nettamente superiore, in Europa è la tattica a fare la differenza.

Qualcuno ti ha parlato del derby? Conosco un po' la storia della rivalità tra le due società, sarà una grande opportunità giocarlo, e ovviamente lo farò per vincere.

Sugar Ray Richardson è stato un altro giocatore texano che qui ha lasciato il segno. Onestamente non lo conosco, mi documenterò su Google e Youtube sui giocatori che hanno fatto la storia della Virtus.

Il numero? Giocherò col 3, il numero che avevo quando ero al college.

Nel reparto esterni della Virtus ci sono tanti giovani. Spero di aiutarli con la mia esperienza, di insegnare loro cosa vuol dire essere professionisti e di contribuire al loro miglioramento.

Il video integrale della presentazione, realizzato da Laura Tommasini di Sportpress

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