Aradori, "Quando c'è da metterci la faccia io ci sono sempre"

Pietro Aradori è stato ospite di Vitamina Effe su Nettuno Bologna Uno.
Intanto come stai. “Bene. Domenica abbiamo fatto una grande partita, non scontata perchè Rieti per tutto il campionato è stata avanti a noi in classifica. Noi arrivavamo alla gara dopo giorni di gente influenzata, siamo andati avanti di 20, loro sono rientrati ma l'abbiamo portata a casa. Grande vittoria, forse sottovalutata perchè magari Rieti non è una grande squadra nell'opinione pubblica come Udine e Cantù, ma è una grande squadra”
Quanto ti mancava vincere una partita con il tuo tiro? “Sensazione bellissima. Io ci sono sempre quando c'è da metterci la faccia e provare a vincere. Io ci provo, poi non dipende solo da me: la squadra è fondamentale”
Intanto tornerà Kenny Gabriel, cosa cambierà? “Non vediamo l'ora di riaverlo in squadra. Con Caja ha fatto poche partite, l'ultima a Pesaro a dicembre: in A2 giocare senza un americano, visto anche l'infortunio di Thomas, è qualcosa che si fa sentire. Gli altri devono sempre dare il massimo, e non è sempre scontato”
Quali sono i vostri obiettivi, adesso? “Il primo posto diretto adesso è difficile, ma non dimentichiamo che quando è arrivato Caja eravamo nella parte bassa del tabellone: per arrivare primi avremmo dovuto vincere il 95% delle partite… Noi puntiamo ad essere nella posizione migliore dei playoff, poi ovvio che vorrei vincerle tutte e raggiungere Udine, ma dobbiamo essere realisti”
Come avete vissuto le tre sconfitte di fila? “Dopo sette vittorie consecutive, avendo spinto l'acceleratore per due mesi, l'unica in cui siamo stati davvero scarichi è stata Torino. Ma anche loro, dall'arrivo del nuovo allenatore, stanno andando molto bene. A Brindisi abbiamo perso di poco e ci può stare, a Pesaro ce la siamo giocata fino all'ultimo tiro, sono cose che vanno considerate. Non è che se vinci va tutto bene e se perdi va tutto male, bisogna sempre analizzare tutto”
Come hai vissuto il tuo periodo di recupero? Caja ricorda sempre il non aver giocato la finale dell'anno scorso ad armi pari. “Il momento più difficile è stato restare a Trapani dopo essermi infortunato al primo minuto di gara 1. Sapevo che mi ero precluso la possibilità di giocare la finale, vero che Trapani aveva costruito la squadra per la promozione in modo dichiarato, ma noi ci volevamo provare. Sono tornato a casa, ho fatto il mio percorso, l'operazione, e sono andato avanti. All'inizio mi dovevano tenere come i cavalli perchè volevo fare più di quanto possibile, ma non c'è stato altro da fare se non accettare la situazione. Ormai sono un paio di mesi che gioco in modo libero, all'inizio facevo un po' fatica perchè in partita le cose sono diverse rispetto agli allenamenti, c'è stato poi un problema al polpaccio: imprevisti che vanno lasciati alle spalle”
Il finale di regular season come sarà? “Bello intrigante, tosto. Tante squadre che lottano per un posto playoff, anche la tredicesima squadra può ambire non ai playin ma direttamente ai playoff. Nessun risultato scontato, come la vittoria di Orzinuovi a Rimini, assolutamente non prevista. Il livello si è alzato”
Chiuderai la carriera qui? “Avessi la palla magica.. sto bene, mi sento meglio di qualche anno fa, ho recuperato dall'infortunio. A giugno scade il contratto, vedremo”
Il rapporto con Caja? "Non si discutono le sue qualità. E' un allenatore esigente, ma ti porta risultati. Ha richieste ben precise, sa quello che vuole dai giocatori sia in campo che nell'atteggiamento in settimana. Se fai quello che dice si va d'accordo: è autoritario, ha esperienza, sa come vincere le partite e non c'è stato nessun dubbio quando si è messa male, per infortuni e calendari, con Cagnardi, a tornare da lui.
Il rapporto con i tifosi? “Quando sono rientrato a ottobre c'è stata la standing ovation ed è stato emozionante. Ero concentrato sul mio ritorno in campo, poi ho capito la situazione e mi è venuta la pelle d'oca”