Energia fanatica (prima), doccia di umiltà, tirare fuori gli attributi, lavoro sporco, intensità e difesa (dopo). Non ha usato mezze misure coach Sasha Djordjevic per commentare la seconda sconfitta consecutiva dei suoi che a Sassari - dopo aver retto 30 minuti nonostante l’imbarazzante divario a rimbalzo (46-20, roba da record negativo o giù di lì) sono crollati nell’ultimo quarto finendo per perdere di 18 punti incassandone 90.

Di sicuro c’è un limite strutturale: questa squadra, per come è stata costruita, di rimbalzi ne prenderà sempre pochi, anche perchè l’unico pivot “di stazza” non è quasi mai stato disponibile, e l’unico esterno con doti di rimbalzista al momento è fuori per infortunio. E la Dinamo - migliore squadra a rimbalzo di tutto il campionato - ha evidenziato questo problema in maniera impietosa.
Ciò nonostante, si poteva e si doveva fare meglio di così, almeno a livello di intensità. Quella che si era vista nelle prime partite con Djordjevic al timone, e che è venuta meno quando il livello degli avversari (e del loro impatto fisico) si è alzato. Insomma, paiono tornati fuori alcuni problemi “cronici” che la squadra si porta dietro da inizio stagione.

Dal punto di vista della classifica, per i playoff nulla è perduto, anche se chiaramente lo 0-2 con Sassari non farà bene in caso di arrivi multipli. Ma delle sei rimanenti partite la Virtus ne giocherà quattro in casa, tra cui gli scontri diretti con Trento, Brindisi e Varese. Bisognerà però cambiare mentalità, adeguandosi a quella richiesta dal coach. Sarà possibile? Lo si vedrà a breve.

Di sicuro, prima di ogni cosa e di qualsiasi altra questione, c’è la partita con Nanterre di mercoledì, che è la più importante della stagione. Si parte dal -8 dell’andata, e bisogna ribaltarla per andare alle Final Four. Per farlo, servono (anche) facce diverse da quelle di ieri sera.

(foto Virtus Pallacanestro)
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