nba camp
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È disponibile su sito, app e YouTube LBA (e, nei prossimi giorni, anche sulla piattaforma DAZN), la quinta puntata della seconda stagione di "Basketball&Conversations", il format ideato e prodotto da LBA con Gianluca Basile a vestire i panni del conduttore, incontrando giocatori e allenatori per una conversazione a 360° che ripercorre le loro esperienze personali di vita dentro e fuori dal campo da basket. Nei precedenti episodi Basile ha già incontrato ha incontrato Andrea Trinchieri, Nicolò Melli e Michele Vitali, Ettore Messina e Carlton Myers. 

Ospite di questa puntata è stato il capitano della Virtus Bologna Marco Belinelli che ha raccontato di come a 39 anni abbia ancora lo stesso fuoco della competizione: “Ho la passione dentro di voler giocare ancora e di confrontarmi con giocatori più giovani. Dentro di me sento la sfida, lo spirito di competizione. Nella mia testa voglio ancora giocare e provare a vincere trofei. Ho la voglia di sfidarmi, se c'è un giocatore nuovo, se c'è un ragazzo giovane, io non lo rispetto, lo rispetto come persona, giocatore ma voglio sempre batterlo. Questa è la mia mentalità”.

Belinelli ha poi raccontato a Gianluca Basile come lui fosse stato un suo modello in gioventù: “Prima che arrivassi in Fortitudo sapevo chi fossi e quello che facevi, come giocavi, i tiri “ignoranti” che facevi. Io mi sono sempre un po' ispirato a due giocatori quando ero giovane. Uno era Ginobili e uno eri tu. Nella mia testa, io avrei sperato di essere un insieme di questi due giocatori. Mi piaceva come ti allenavi e ho cercato di seguire sempre l’esempio giusto, anche grazie alla dell’educazione che ho avuto in famiglia. Hai sempre dato il 110%, hai sempre cercato comunque di “fare il mazzo” a quelli che tutti difendevano, però sempre con l'esempio giusto da dare ai giovani, da leader. Coach Repesa, quando eravamo insieme alla Fortitudo, ha mandato a casa a turno tutti quanti in allenamento per qualche motivo: qualcuno che non aveva voglia, qualcuno che non ascoltava. Tu sei stato l'unico che non è mai stato cacciato e mi sei piaciuto perché non parlavi molto; anche io sono sempre stato un ragazzo abbastanza chiuso, timido che però in campo riusciva a farsi valere e a dimostrare col talento quello che era veramente.”

Belinelli ha anche parlato dell’allenatore che maggiormente lo ha ispirato in carriera: “Sicuramente Repesa, la sua presenza è stato uno dei motivi per cui io sono venuto alla Fortitudo. Vedevo che dava la possibilità ai giovani di crescere, di giocare e di poter sbagliare, cosa che adesso non fanno in tanti. Al contempo però non regalava niente nessuno. È sempre stato un allenatore bravissimo, preparato, maturo, di cui magari i giocatori avevano anche un po' di timore. Mi ha dato tanta fiducia anche nei minuti che contavano, ad esempio facendomi marcare Anthony Parker quando giocammo contro il Maccabi”.

Il capitano della Virtus adora molto fare il papà: “Sono innamorato di mia moglie e delle mie bimbe in una maniera folle, ti cambiano anche la prospettiva di tante cose. Quando perdevo una partita, arrivavo a casa arrabbiato con me stesso, senza voglia di parlare con mia moglie che ovviamente non c'entra niente. Adesso invece quando arrivo a casa, non vedo l'ora di vedere le mie bimbe che mi abbracciano. Sono piccoline, ci fanno un po' a tribolare, però è meraviglioso. Poi l'anno scorso è stato bellissimo perché, quando sono stato nominato MVP della stagione c'erano mia moglie e Nina, la più grande, che mi ha portato il cartello con su scritto MVP. Un'emozione clamorosa”.

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