Tradita da troppi titolari, al di là degli acciacchi e tutto il resto. La Fortitudo esce nuovamente sconfitta da Montichiari, lottando dietro come può fare in questo momento – e con la necessità di adeguarsi a metri arbitrali che non sono quelli casalinghi – e soffrendo, in attacco, la totale mancanza di percentuali (30% scarso più o meno) e di uomini a cui chiedere anche soltanto il minimo sindacale. Boniciolli scopre che Campogrande è giocatore che a questi livelli ci può stare eccome, ma alla fine questa è la fotografia della attuale Fortitudo: capace di tirare fuori risorse da chiunque, ma anche con l’obbligo di cercarle, queste risorse, da chi a inizio stagione era l’undecimo in rotazione, perché i veterani non ne hanno più. Divario fin troppo esagerato, alla fine, ma termometro di una serata in cui, fiammata di Amoroso nel secondo quarto a parte, Bologna non ha mai dato l’impressione di potercela fare.

Serve a poco iniziare prendendo tutti o quasi i rimbalzi d’attacco, perché quando si cerca di far canestro ci sono appoggi debolucci e cross dall’arco. Boniciolli cerca di svegliare i suoi con un timeout di quelli da non proporre in fascia protetta, qualcosa cambia rispetto alle prime azioni, ma le difficoltà rimangono. Sia al tiro che dietro, dove Hollis fa i propri comodi in lungo e in largo. Se ne cambiano 9, si trova la prima tripla sul 13-21 (Montano, dopo 6 ferri collettivi), e chiudere sotto 21-16 il primo quarto vagando attorno al 20% dal campo non pare poi il peggiore dei mali.

Il ribaltar di panchine aiuta eccome Boniciolli, che trova un Amoroso in modalità orgasmo balistico: sono triple ad ogni tocco di palla, 14 punti filati, e quel che era svantaggio si trasforma in vantaggio, anche perché dall’altra parte Passera non incide e per un po’ Brescia fa la ola anche solo quando riesce a tirare. Ci sono spiccioli per stare avanti (27-23, 30-27), ma tra esagerazioni di Italiano – compreso il distruggere fortuitamente un sopracciglio di Lamma – e liberi scioccamente concessi il latte munto viene preso a calci, l’unico cesto non amorosiano del quarto arriva da Campogrande, e chiudere sotto 37-32 il secondo quarto, dopo quanto fatto per almeno 6’, non pare poi il migliore dei beni.

Svariate carrozze paiono tornate zucche, con Hollis a continuare il pascolo offensivo e Amoroso che, rientrato dalla sosta, non pare lo stesso di prima. Si annega a -9 (44-35), poi sbuca dal nulla Campogrande, a farne 12 filati e a tenere a galla una Fortitudo troppo scollata tra vari reparti. Estemporaneità offensive, difficoltà dietro a tenere contro i primi passi avversari, e alla fine il 56-49 del 30’ non fa una grinza.

Moss fa volare a +11 Brescia, prima che un blackout al tabellone porti i tifosi Fortitudo presenti (una cinquantina, a prescindere dai passaporti) a chiedere al presidente locale di pagar bollette. Ma al rientro Boniciolli non può continuare a chiedere miracoli a Campogrande, e quando torna in campo Fernandez gli basta una azione per mettere a sedere mezza difesa F e portare Brescia al massimo vantaggio non solo nella partita ma anche nella serie (67-53). Si lotta solo per non alzare del tutto bandiera bianca, ma le forze – e gli effettivi reduci – sono quel che sono. Stanca e affaticata e con le spalle al muro, con l’espulsione del vice Comuzzo a mettere il lucchetto alla altrui vittoria. A domenica, per restare in vita.


(Photo by Fabio Pozzati / Iguana Press / Fortitudo Pallacanestro Bologna)

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