UN ANNO FA LA RETROCESSIONE DELLA VIRTUS
Esattamente un anno fa, il 4 maggio 2016, la Virtus perdeva a Reggio Emilia e retrocedeva in A2 sul campo, per la prima volta della sua storia. L’evento, a suo modo “storico”, ha avuto soprattutto conseguenze devastanti, dato che la società ha perso tutti i giocatori vincolati da contratto professionistico e si è trovata a dover giocare nella seconda lega, campionato di una difficoltà inaudita, con sola una promozione per 32 squadre.
Un anno dopo, si può provare a vedere cosa è cambiato da allora; il bilancio sarà necessariamente parziale, dato che l’attuale campionato è ancora in corso.
Della dirigenza dell’anno scorso è rimasto solo Alberto Bucci. Il presidente, assieme a Loredano Vecchi, Julio Trovato, e a coach Alessandro Ramagli, è riuscito a compiere l’operazione fondamentale che bisognava fare, quella di riavvicinare il pubblico alla squadra. E’ stata costruita una Virtus che si è fatta voler bene dai tifosi, sia per la presenza di giocatori del vivaio, sia soprattutto per il cuore e la grinta che sono stati messi sul campo da tutti fin dal primo giorno di allenamento. Questo è il più grande merito della Virtus 2016/17, e comunque vada a finire nessuno potrà negarlo.
Il “problema” attuale, però, è che a stagione in corso sono mutati gli equilibri societari. Pietro Basciano, che era l’uomo di punta nell’anno della retrocessione, si è progressivamente disimpegnato, e ora è praticamente fuori dai giochi. La Fondazione ha cambiato presidente e ora ha un ruolo di minoranza. E soprattutto è salito in cattedra Massimo Zanetti che con la Segafredo non è solo main sponsor, ma socio di maggioranza relativa. E questo ha fatto sì che gli obiettivi cambiassero in corsa. Prima non si dichiaravano speranze (ma il fatto di aver preso Ndoja e Rosselli - gente che il campionato di A2 l’ha vinto - qualche sospetto lo faceva venire comunque), poi a un certo punto si è passati all’obiettivo promozione dichiarato, e per gli anni prossimi si è iniziato a parlare addirittura di Europa. Questo da un lato ha acceso grandi speranze tra i tifosi, dall’altro ha generato aspettative forse eccessive su una squadra che comunque ha fatto campionato di testa praticamente dal primo giorno, e che quindi si è guadagnata i favori del pronostico anche sul campo. Sono arrivati due rinforzi sulla carta di alto livello: per ora Bruttini ha inciso il giusto, e Gentile è arrivato da troppo poco. In ogni caso la nuova proprietà - a partire dalla rinuncia al premio giovani per non dover fare turnover - ha fatto tutto quello che poteva per provarci, e ora tocca alla squadra.
Infine, il pubblico. La Virtus ha avuto più di 2000 abbonati, che dopo la retrocessione - visti anche i prezzi - non sono pochi, considerato che si è partiti dal punto di entusiasmo più basso della storia bianconera, forse ancora peggio del 2003.
Finora al PalaDozza per i playoff, sempre a prezzi non esattamente popolari, ci sono state circa 3000 persone. La base da cui ripartire è questa.
Per ora la squadra ha fatto il suo per riaccendere la passione e riallacciare il filo del discorso coi tifosi, da qui in poi bisognerà lavorare per crescere anche da questo punto di vista. E come sempre, i risultati aiuteranno.