Villalta, "La Virtus ha ritirato la mia maglia, ma non la espone"
Renato Villalta è stato sentito da Francesco Velluzzi per la Gazzetta dello Sport. Un estratto dell'intervista.
"Il basket attuale ha perso tecnicità, tutto tiro da tre. Non c'è più l'uso del gancio. Mi piace Shengelia, giocatore fantastico. Sa che di persona non lo conosco?
La creazione della GIBA? La Giba è stata una mia invenzione con l'avvocato Gian Piero Bertani. Giravamo l'Italia in modo carbonaro. Iniziammo col contratto tipo. Volevamo che anche gli ultimi avessero un riconoscimento. Mollai nel 1992 quando feci causa alla Virtus. E poi nel 2013 ne diventai presidente, eletto all'unanimità. Risanammo la società.
Porelli? Uno dei più grandi dirigenti. Illuminato. Avanti anni luce. Non voleva che vincessimo per più stagioni di fila, per creare un torneo più competitivo. Sembrava burbero, era umano. Ero il suo pupillo. Mi portava al Diana, anche dopo che ho smesso, pagava lui. Inventò la formula contrattuale della cogestione. Tolte le spese, l'incasso si divideva tra giocatori e club. Oltre al contratto, naturalmente. Voleva un solo sponsor con colori tenui. Era un fanatico di Wimbledon dove si usa il bianco. Un solo marchio veniva esaltato al massimo. A pensarci oggi, dove vedi nel backdrop tanti marchi in piccolo, aveva ragione. Con lui il palasport era esaurito. Se restava qualche biglietto lo ritirava e lo dava ai ragazzi. Mi fece capitano e quando andava dagli sponsor dovevo esserci e regalava la mia 10.
Porelli decideva sui numeri, i più bassi spettavano a playmaker e guardie. La mia è stata ritirata, ma non viene esposta. Che tristezza. In questa dirigenza, che non ama la storia, non mi identifico. Resto tifoso, ma da divano. La 5 di Danilovic l'ho ritirata io, da presidente.