"Tutti i canestri del mondo", è il titolo dell'articolo di oggi di Repubblica che racconta la storia di Luca Cocchi, appassionato di basket - scrivendo per Basketcity.net e a volte anche per noi di Bolognabasket - e di viaggi, anche e soprattutto in posti remoti e poco battuti dalle rotte del turismo di massa.
Travelling in inglese significa viaggiare ma è pure “fare passi” nel basket americano
Il Tagikistan nel 2008, la Mongolia, tutto il sud est asiatico fuori dalle rotte abituali in sella ad un motorino. Poi l’Eritrea a poche settimane dalla riapertura delle frontiere dopo la fine di un conflitto.
Le mete le scelgo per curiosità, l’attrazione naturalistica, le architetture, le etnie. Certo sulle scelte pesano anche i permessi, i visti, ma sono quasi sempre riuscito ad arrivare dove volevo. E in questi anni, prima con una certa sorpresa poi via via con l’intenzionale curiosità, mi sono imbattuto in canestri, in un playground di cemento o due tabelloni fronte all’altro che sbucano nel nulla. In Leshoto - un’enclave del Sudafrica - ero alla ricerca di un piccolo dinosauro, ci trovai un anello e una retina.


Da lì l'idea di fotografare canestri ovunque siano presenti. Il posto più sorprendente ? In Papua Nuova Guinea. Il paese che è più costellato dai canestri invece è la Lituania. Là il basket è un elemento di identificazione nazionale.

Qui l'articolo originale, con alcune foto. I reportage dei viaggi di Luca invece si trovano sul sito www.calledfortravelling.com

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