Cesare Pancotto, che domani ritroverà in serie A la Fortitudo dopo 10 anni dalla retrocessione, è stato intervistato da Luca Bortolotti su Repubblica.
Un estratto delle sue parole.

A Febbraio vinse al PalaDozza con Montegranaro. Fu una partita straordinaria, così come il nostro campionato, l’esser riusciti a competere con Bologna. Dire che le abbiamo messo paura mi fa sorridere, non pensavamo di scavalcarla, è stato bellissimo fare quella partita lì, ma fine a se stesso. Lo sport è bello perché ti fa ricordare le emozioni, ma poi devi pensare al passo successivo.

L'accoglienza del PalaDozza fu buona. Allenare a Bologna fu un onore, è che il momento era sbagliato. Non ci siamo riusciti, ma io ho dato tutto me stesso, ho lavorato tanto, la gente l’ha capito: ciò che il tifoso Fortitudo sa vedere è quando uno dà passione e amore, magari ti critica però ti rispetta sempre. Ognuno ha le sue cicatrici, quella stagione è una delle mie e ora sono felice di vedere la Effe dove merita. Ma era solo questione di tempo, è una società, un ambiente e una città troppo importante perché non fosse così. Anche se il percorso è stato lungo e difficile non si poteva che tornare qui.

Le mancava il derby di Bologna in A? Beh certo, anche perché io sono l’ultimo che l’ha perso, di un punto con un tiro da metà campo. Ne ho fatti tanti di derby in Italia, ma questa è un’altra cosa, per quel che viene prima, durante e dopo.

Dove vuole arrivare Cantù, dove può arrivare la Fortitudo? Noi abbiamo 32 tappe per salvarci. La Effe è una neopromossa di rango, non giudico le ambizioni altrui ma guardo i numeri perché i pronostici non ti fanno vincere. E so che ha 4 punti in più, è tra le otto e sta facendo cose importanti. Ma conta quel che fai domani.

Il Canale Telegram di Bolognabasket: tutti i dettagli
CLIMAMIO - ARMANI MILANO, GARA 1, 77-70