(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Ah, la gioia del Paladozza. Quella per cui ad un certo punto è l'ambiente, la gente, dite voi cosa, che solleva una squadra timida e scoordinata portandola a vincere una partita che, non fosse andata in questo modo, avrebbe aperto processi e appelli a non finire. Invece, 27-12 di parziale negli ultimi 12', facendo soprattutto difesa dopo essere andati a rischio novantello, e per un attimo tutto viene messo in secondo piano. Chiaro, strano il fatto delle due trasferte all'esordio, per cui oggi la gente ha negli occhi 108 minuti più o meno consecutivi di confusione e solo 12 di concretezza: non ci fosse stata Liverpool, forse il maggior mischiare degli ingredienti darebbe di questo momento Fortitudo un'idea diversa. Così non è, e allora quello che rimane agli occhi è ancora un po' diverso.

Squadra che a tratti ha difeso come quella di Sacchetti, perdendosi nella ricerca di disperati recuperi e spettacolarità ma perdendo anche ogni singolo avversario dopo un passaggio, con area sguarnita e cambi inesistenti. Dura pressare, sapendo che dietro non ci sono intimidatori e ogni errore viene punito. Solo che quella squadra aveva poco dentro, questa ad un certo punto si è decisa a cambiare il trend, e poco conta che la scintilla sia stata più umorale che non tecnica. Si gioca in casa anche per questo, no? Poi si vedrà il resto: la mancanza di regole dietro, l'attacco che funziona meglio quando Gabriel guarda (in campo) anche se le caratteristiche dei singoli fanno sì che l'unico giocatore da posto basso sia Fantinelli, e i dubbi su come inserire Aradori in un roster più ingarbugliato di quello passato. Almeno si è vinto, ecco, e sabato si riparte.

Sei bellissimo - Freeman ricorda come il modo migliore per far canestro è girare la palla e arrivare in area. Sabatini ricorda che tutto parte dalla difesa: l'ha girata (anche) lui, e la tripla nel finale fa perdonare qualche sgommata in eccesso. O Fantinelli, a cui manca solo di fare il bibitaro o il pagellaro: anzi, se vuole, il posto è suo. Ah, anche la gramigna al ragù in sala stampa: non sarà come là, ma ci accontentiamo.

In altomare - Poco incisive certe seconde linee, resta il mistero di Gabriel. 19 punti, 6 rimbalzi, 4 assist e 3 recuperi, a prova di come le statistiche siano mentitrici. Tirare da 8 metri qualsiasi cosa gli passi attorno indipendentemente dalla situazione può farla Curry, non un presunto lungo che sembra sempre cercare più la giocata spettacolare che non quella di concretezza. Sia davanti, dove siamo al classico se segna ha ragione, altrimenti è un disastro, sia dietro. Dove la ricerca del recupero mal si sposa con la mancanza di posizione e di difesa sull'uomo. Vedremo, ma per ora convince poco. Per ora.

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