Olbis Andrè è stata sentita da Luca Sancini per Repubblica. Un estratto dell'intervista.

"Nasco a Castel San Pietro. Mio papà è venuto qui, poi raggiunto dalla mamma, a cercare un futuro e per fuggire alle violenze della guerra civile in Angola. Bologna è casa mia, le amiche, le compagne di scuola, le mie due sorelle e i due fratelli. E qui ho fatto i primi canestri, e dire che il basket non mi piaceva neppure tanto. Poi mi ha convinto Moris Masetti, con insistenza. Mi prendeva e riportava a casa per gli allenamenti alla Pontevecchio. La sera della finale al PalaDozza, giocavo con Schio, è venuto a vedermi: durante un tiro libero l’ho visto tra il pubblico e mi sono venuti i brividi.
Dopo Schio volevo cambiare. E avevo pensato anche a fare un’esperienza all’estero. Poi ha prevalso la voglia di tornare a casa, in famiglia. È stato poter tornare a festeggiare i compleanni con fratelli e sorelle e poi nella Segafredo ho visto l’opportunità di ambire agli stessi traguardi che avevo a Schio: città, famiglia, squadra, c’era tutto per ritornare .
Stiamo affrontando la stagione con la voglia di far bene ma è vero che una squadra vincente si costruisce col tempo, bisogna mettere insieme cose nuove, ma abbiamo le carte in regola e portare lo scudetto a Bologna è anche il mio desiderio, il mio obiettivo. In campionato le rivali sono le solite Schio e Venezia. Ma anche per l’Eurolega sono fiduciosa.
Il basket femminile è ancora considerato uno sport minore. Magari c’è pure una responsabilità nostra nel senso che il seguito di pubblico e stampa lo conquisti con risultati migliori. Ma non è ancora popolare: per strada mi chiedono se sono una pallavolista, al basket non mi associano. In Spagna, per dire, succede il contrario"

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