Fortitudo: rifatto il Presidente, ora serve allenatore e altro
E' stata giornata di Restaurazione in casa Fortitudo, ieri. Con il rientro delle dimissioni di parte di Stefano Tedeschi a far tirare il primo sospiro di sollievo ad una tifoseria rimasta alquanto spiazzata dal comunicato di giovedì sera, e con il prevedibile esonero di Devis Cagnardi nel tardo pomeriggio. Mossa inevitabile, almeno quest'ultima: alibi a non finire, tra cui quello dell'anomalo calendario che ha visto la squadra giocare sette trasferte in undici partite oltre ai buchi nel roster. Ma è anche chiaro che una squadra ambiziosa ogni tanto qualche partita non facile facile la deve vincere, e questo non è mai successo. Difficile eredità - ne parleremo - e qualche naso storto già al suo arrivo, figlio di una atmosfera più esigente rispetto ad altre epoche: poi il campo ha parlato di una squadra con difesa ondulante, attacco fatto più di individualità (e pochissimi tiri liberi) che non di sistema. Lo ha detto lui stesso dopo la sconfitta onorevole - ma sempre sconfitta - di Cividale: va bene tutto, ma sono i risultati quelli che contano. Non ci sono stati, fine dell'esperienza.
Ora è chiaro che la scelta dell'allenatore dovrà essere rapida e soprattutto convincente, dato che già a fine giugno Cagnardi era sembrato figlio più una scelta secondaria che non davvero decisa. Ieri sono girate tante di quelle voci da far impallidire quelle attorno al cinema dove un gruppo di poveri impiegati era stato costretto a vedere la Corazzata Kotemkin: non di gol di Zoff si è parlato, ma di allenatori. Buscaglia? Ramondino? Caja? Chiaro che questa ultima voce è quella che maggiormente attizzerebbe una piazza che mai ha saputo staccarsi dal ricordo della stagione scorsa, ma oltre alle tante problematiche esistenziali sul piatto ce ne sono anche altre. Ovvero, non solo il capire chi dovrebbe abbassare la testa dopo i conflitti che portarono il coach a dare l'annuncio ufficioso del suo addio durante la finale con Trapani - fu nella conferenza stampa dopo gara 3 che fece capire di essere ai saluti - e far tornare d'amore e d'accordo parti attualmente in causa. C'è anche una componente che si chiama concorrenza: Napoli ha appena esonerato Milicic, da qualche settimana Attilio Caja è vociferato di essere la prima scelta partenopea, chiaro che qualcosa capiterà nelle prossime ore. Purtroppo, però, altri nomi in giro che scaldino la platea ce ne sono pochi.
Scoperto quindi che anche nelle migliori famiglie ogni tanto si litiga, e che servirà mettere qualcuno su quella caldissima panca a breve, si dovrà poi andare a capire dove puntellare un roster forse, forse, sopravvalutato in estate. Un movimento può essere fatto da qui alla fine del girone di andata e, a parte l'ipotetica chiusura del rapporto con un deludentissimo Gabriel, il buco è in regia. Fatto, anzi rifatto il Presidente, ora servirà l'allenatore e poi forse i giocatori. Tempo non ce ne è mica tanto, però.