Mirza Alibegovic è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"L’anno scorso ho perso e ho pagato la cena, stavolta niente scommesse. Inizio d’anno col botto, sul campo più difficile d’Italia, Serie A compresa. Da avversario ci ho già giocato diverse volte, ma resta un posto con un fascino unico, non può non fare effetto. Specie a me.
Lo striscione quando sono nato? È una storia che lui racconta spesso, ma anche a me fa piacere sentirla. Arrivai a Bologna quando avevo due mesi. Poi, tra mille intrecci, ci siamo rimasti legati per sempre. Per papà la Fortitudo è la squadra della vita, tutti gli altri in famiglia, a parte quello là (Amar, ndr) diciamo che siamo simpatizzanti.

Le giovanili in Fortitudo? A 13-14 anni, quando mio padre tornò per fare il GM. Dicevano che ero un raccomandato, invece non giocavo mai, ma c'era un motivo: ero ancora piccolo, infatti sono cresciuto 30 centimetri l'estate dopo. Ma il mio nome non mi ha mai pesato, e col tempo qualcosina penso di averla dimostrata
Caja? Non l'ho mai avuto ma è tra i migliori che ci siano, per lui parlano i risultati, l'anno scorso quasi fa un miracolo, poi quello che è successo dopo non lo so. Dal di fuori, dico solo che vedo una Fortitudo ricompattata, che adesso è anche molto profonda in tutti i ruoli e sul lungo periodo sarà pericolosissima. Per tanti motivi, tecnici e ambientali, la squadra da evitare a tutti i costi nei playoff sarà la Effe."

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