Se il buongiorno si vede dal mattino ci sarà da divertirsi, con una Fortitudo che nella non facile trasferta di Rimini prende subito un minimo vantaggio e non lo abbandona mai, non dando mai l’impressione di poter dilagare ma, cosa ben più importante, mai permette ai padroni di casa di poter anche pensare di recuperare un gap che non è mai andato oltre i 12 (27-15) quando la gara era ancora in tarda mattinata, ma che mai è sceso a meno di 4. Come lasciarli con 37,1 per tutto il tempo, rosolando a puntino e chiudendo al momento giusto. Un po’ tutto il quintetto sugli scudi, panca da rivedere, ma atteggiamento ed intensità che l’anno scorso, ad esempio, mai era stato offerto. Chissà se durerà.

Si parte bene, benissimo: prima sono i due USA a fare più o meno i loro comodi in area e non solo, poi la difesa che strozza Rimini fin dalla metà campo rendendo praticamente impossibile ogni tentativo di assalto, poi Aradori ne fa 10 di fila a rispondere quando Tomassini arma la mano per tre triple in un amen. Vantaggio sempre certo, anche con rubata di Bolpin sulla sirena per un succulento 29-20 al 10’.

Il girar delle panchine non permette alla Fortitudo di avere la stessa pressione difensiva, Rimini ne approfitta limando fino ad un -3 che necessita un rabbocco degli uomini importanti e Ogden, dalla lunga, a fare 38-29. Rimini è più viva, ma cicca occasioni che diventano occasioni per pantagrueliche merende fortitudine, specie quando Bolpin e Fantinelli sfruttano momenti di svolazzi difensivi romagnoli. Avanti con giudizio, 46-38 al 20’.

Caja e Ferrari avrebbero in ogni azione almeno 2-3 motivi per mangiarsi i propri giocatori, ma alla Fortitudo basta sbagliare qualcosa di meno di Rimini per evitare di essere impattata e, piano piano, farsi portare da Bolpin di nuovo sul +11. Ce n’è, ma non abbastanza per stare sul sicuro, 61-56 al 30’.

I ritmi rallentano ed è tutto gioco per Bologna, che ha il merito di far evaporare sul nascere qualsiasi illusione di rientro riminese e non concendo mai miniparziali o anche semplici azioni che possano far esaltare la gente locale. L’azione sintomatica è a metà quarto, quando dopo uno sdeng di Ogden nessun riminese riesce a prendere la boccia, che lo stesso Ogden buttandosi fuori dal campo lancia, alla viva il parroco, ad Aradori. Che, libero dall’arco, ringrazia e torna a +11. Poi una possibile persa dello stesso Aradori diventa un tecnico a favore e altri punti per il bresciano, e Ogden tiene tutto in doppia cifra di scarto. Il resto è sereno e tranquillo.


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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