Il Corriere di Bologna ha realizzato una sorta di "intervista doppia" ai due playmaker titolari di Virtus e Fortitudo.

Ecco le parole di Michele Ruzzier, sentito da Enrico Schiavina.

Com'è stato il suo atterraggio sul pianeta Fortitudo? Incredibile. Ero preparato, mi aspettavo una grande accoglienza, ma esserci è un'altra cosa. Al raduno ho iniziato a capire come quella gente riesca a dare tanta spinta.

Ma è vero che era tifoso della Fortitudo già da ragazzino a Trieste? Verissimo. Era un mio pallino. Ho iniziato da piccolo, cercavo le partite in TV, poi venne qui ad allenare mio zio, mi portarono a vedere un paio di partite e mi sono appassionato ancora di più. Carlton Myers era il mio idolo.

Ma tra la Fortitudo e la sua Trieste? Sono due cose diverse. Trieste è la mia città, e la società a cui devo tutto. Saranno sempre nel mio cuore. Ma è un tipo di amore diverso. Ne ho anche un altro: il Milan.

Quando è nato il contatto con la Fortitudo? A bocce ferme, stagione finita. La mia e la loro. Mi stavo guardando attorno, pensavo a una serie A di fascia bassa dove poter avere minuti, ma quando si è aperta la possibilità della Fortitudo mi ci sono buttato a pesce.

E' stata una scelta di famiglia? Assolutamente no. E' stata una scelta strettamente tecnica. Ne abbiamo parlato solo in due, io e il coach.

Ma come lo chiama, Boniciolli? Zio, coach, Matteo... Matteo. Come gli altri. Credo sia più giusto.

E' comunque un rapporto particolare, insolito. Imbarazzi? Ma no, non credo. So benissimo che è un allenatore esigente, duro, che non fa sconti a nessuno e tantomeno ne farà a me. E so benissimo che bisogna guadagnarsi tutto giorno per giorno, col lavoro. Ci sono abituato: ai tempi delle giovanili di Trieste c'era chi diceva che ero lì perchè raccomandato. Non era vero, anzi dovevo dimostrare sempre qualcosa in più.

Cos'è mancato a Venezia, per fare il salto anche in serie A? Non è stata una questione fisica, sono 1.85 ma non ho sofferto più di tanto. Piuttosto è stato difficile giocare pochi minuti alla volta, ero abituato a stare in campo, a prendermi responsabilità. Ma ho imparato tanto lo stesso.

Qui sarà in concorrenza con Candi. Se vuoi far strada devi avere una squadra lunga. Nessuno ha il posto di titolare garantito, bisogna guadagnarselo giorno dopo giorno. Ci conosciamo, ne abbiamo parlato, zero problemi.

Anche la Virtus ha un play titolare molto giovane, lo conosce Matteo Spissu? Non di persona, ma me ne hanno parlato molto bene.

Sarà il suo avversario diretto, a Natale. E' incredibile, siamo a metà agosto e tutti pensano a una partita che si giocherà a dicembre. Non succede in nessun altro posto del mondo, credo.

Ci pensate anche voi? Per forza. Parlano tutti del derby, inevitabilmente finisci con l'interessarti anche alla Virtus, butti un occhio su quel che fanno. Sarà un'emozione pazzesca, non c'è dubbio.

Se non vincete il campionato sarà una delusione? Sarà importante aver dato tutto come la squadra dell'anno scorso. Abbiamo più pressione degli altri, è normale che sia così.

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