NON È VERO CHE IL DERBY NON CI INTERESSA
“Altro giro altra corsa” cantava Enrico Ruggeri nel 1988 nell'album "La parola ai testimoni". Altro giro, altra corsa, altro derby recitiamo noi oggi e i testimoni, almeno quelli dal vivo, saranno poco più di mille. Stasera alle 20.30 (Eurosport 2 e RadioBolognaUno) secondo atto del derby di Supercoppa, dopo l’andata che venerdì ha visto vittoriosa una Virtus che ha impiegato 20’ per entrare in partita al cospetto di una Fortitudo ordinata e volenterosa, che però si è sciolta nel secondo tempo. Tralasciando gli aspetti tecnici, ormai appartenenti al passato ancor di più nell’ambito di una competizione da una palla a due ogni 2/3 giorni, è stato sicuramente un derby strano, “tiepido”, per citare le parole della vigilia di Djordjevic.
Tiepida attesa, non quella spasmodica che solitamente inizia almeno una settimana prima della palla a due: non poteva essere altrimenti nell’era (post) Covid in cui i gruppi organizzati da una parte e dall’altra non hanno presenziato, qualcuno è rimasto a casa per i prezzi dei biglietti troppo alti e qualcuno per la “paura” del distanziamento. È stato però un derby vero, al di là di tutto. Un derby che ha fatto godere chi lo ha vinto e ha fatto arrabbiare chi lo ha perso: sfottò all’Unipol Arena alla presentazione delle squadre, fischi e non solo per qualche giocatore che dal campo stuzzicava i tifosi avversari. Insomma, un derby atipico che però, dalle 20.45 di venerdì , ha tenuto tutti con gli occhi sul campo. Qualcuno diceva che l’ansia sarebbe comunque salita in prossimità dell’inizio della sfida e così è stato.
Imparagonabile tutto questo con una situazione normale, sia chiaro: non sarebbero neanche immaginabili, in un’epoca senza mascherine e distanziamento, due derby così ravvicinati a distanza di pochissimi giorni. Ma la tiepida aria della stracittadina si percepiva, soprattutto dopo la sirena finale quando dal parquet di Casalecchio si è passati al terreno dei social. Perché a Bologna è così, il derby non è mai amichevole.
E dunque stasera la gara di ritorno, al Paladozza in casa Virtus, con quasi tutti i biglietti venduti e in molti, per scelta o per necessità, davanti alla tv o alla radio, da soli o con amici. Diffidate da quelli che “Il derby così non mi interessa perché è come un’amichevole, perché ci sono solo 1000 persone, perché, perché…” Non è vero.
(foto Fortitudo 103 - Valentino Orsini)
Tiepida attesa, non quella spasmodica che solitamente inizia almeno una settimana prima della palla a due: non poteva essere altrimenti nell’era (post) Covid in cui i gruppi organizzati da una parte e dall’altra non hanno presenziato, qualcuno è rimasto a casa per i prezzi dei biglietti troppo alti e qualcuno per la “paura” del distanziamento. È stato però un derby vero, al di là di tutto. Un derby che ha fatto godere chi lo ha vinto e ha fatto arrabbiare chi lo ha perso: sfottò all’Unipol Arena alla presentazione delle squadre, fischi e non solo per qualche giocatore che dal campo stuzzicava i tifosi avversari. Insomma, un derby atipico che però, dalle 20.45 di venerdì , ha tenuto tutti con gli occhi sul campo. Qualcuno diceva che l’ansia sarebbe comunque salita in prossimità dell’inizio della sfida e così è stato.
Imparagonabile tutto questo con una situazione normale, sia chiaro: non sarebbero neanche immaginabili, in un’epoca senza mascherine e distanziamento, due derby così ravvicinati a distanza di pochissimi giorni. Ma la tiepida aria della stracittadina si percepiva, soprattutto dopo la sirena finale quando dal parquet di Casalecchio si è passati al terreno dei social. Perché a Bologna è così, il derby non è mai amichevole.
E dunque stasera la gara di ritorno, al Paladozza in casa Virtus, con quasi tutti i biglietti venduti e in molti, per scelta o per necessità, davanti alla tv o alla radio, da soli o con amici. Diffidate da quelli che “Il derby così non mi interessa perché è come un’amichevole, perché ci sono solo 1000 persone, perché, perché…” Non è vero.
(foto Fortitudo 103 - Valentino Orsini)