L'ex Fortitudo (ora vicepresidente esecutivo di Chicago) Arturas Karnisovas è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"E' entusiasmante. Un grande onore ed una grandissima occasione sul piano professionale. Però è anche un po’ strano. Quand’ero al college a Seton Hall, nei primi anni Novanta, appena arrivato dalla Lituania, come tanti tifavo Bulls e Michael Jordan. Che era il mio idolo già da prima, quando ero ragazzino. Ovviamente ricordo ogni istante di quando lo incontrai in campo a Barcellona nel ’92, LituaniaDream Team, ma non è stata da meno l’emozione di giocare contro i Bulls nel ’97: io ero all’Olympiakos, era la finale del torneo McDonald’s a Parigi. Mi ha fatto effetto rivedermi, di recente, in una serie tv che va per la maggiore in questi giorni negli Stati Uniti. Aspetto con ansia i nuovi episodi, questo weekend ne esce uno doppio che chiude la serie, non vedo l’ora. In una delle prime puntate, si vede MJ a Parigi segnare un favoloso canestro in acrobazia, una magia delle sue. Se guardate bene, lì sotto ci sono io.
La Fortitudo? Bei tempi. Squadre fortissime e una missione, vincere finalmente il primo scudetto, atteso da così tanto tempo. Spezzare la maledizione. Esserci riusciti resta una delle mie più grandi soddisfazioni sportive, anche se con un retrogusto amaro perché in finale non giocai neanche un minuto. Ero in forma, forse all’apice della carriera. E ci tenevo moltissimo a battere Treviso, anche per com’era andata l’anno prima. Sulle prime non sembrava tanto grave, e invece era un infortunio molto brutto: seguirono mesi durissimi, dovetti operarmi, saltare le Olimpiadi di Sydney, e tornai a giocare solo a metà della stagione successiva.
La sconfitta in casa in gara 1 fu vissuta come una tragedia, tutti già parlavano della solita beffa del destino contro la Fortitudo. Invece no, non potevamo perdere quello scudetto: troppo più forti noi. Myers, Fucka, Vrankovic, e poi Jaric, Basile, Pilutti, Galanda… Penso sia stata una delle squadre più forti in cui abbia mai giocato. E tra nazionale e club io ho giocato con gente forte, ma forte veramente.
La notte dello scudetto? Ricordo soprattutto i tifosi, la loro gioia incontenibile. E che finimmo tutti in acqua vestiti, nella piscina dell’hotel dove abbiamo cenato. Poi il ritorno a Bologna, con mezza città sveglia ad aspettarci e il pullman che impiegò mezzora a fare gli ultimi duecento metri. Nessuno ha dormito, quella notte.
I derby? Sono le partite che ogni giocatore spera di vivere. Impossibile ignorarne l’importanza: il derby di Bologna, come tutte le grandi rivalità classiche, ha un prestigio che va fuori dal suo contesto. E ci si resta legati per sempre: ogni tanto dò ancora un’occhiata a come va la Fortitudo. Anche se il tempo passa e ognuno va per la sua strada. Di persona l’ultimo che ho visto credo sia Baso, diversi anni fa a Barcellona"


(foto Wikipedia)

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92