Stefano Mancinelli (che oggi compie 37 anni) è stato sentito dal Carlino e da Stadio. Un estratto delle due interviste.

"Quello di oggi è il compleanno più strano della mia vita. La situazione è molto particolare, gli esperti dicono che dobbiamo stare a casa e noi dobbiamo attenerci alle re­gole. Io non ho mai festeggiato, mi infastidisce diventare più vecchio. Me ne starò tranquillo qui con la mia fidanzata. Mi sembra di vivere dentro un film, con la polizia che passa per strada con il megafono dicendoti di stare a casa. Io non ho le competenze per esprimere un mio giudizio qua­ificato in merito. Seguo le regole come dovremmo fare tutti.
Adesso sono sempre in casa. Ho una palestra, faccio pesi, corro sul tapis roulant, l'unica cosa è che non posso fare tiro. Alla mattina mi sveglio, faccio colazione, poi mi alleno e pranzo con calma. Seguono relax sul divano e verso le 18,30­-19 aperitivo via Skype o via Whatsapp con gli amici. Alla sera, cena e andiamo a letto. Mi sto rilassando.
Sto chiuso qui, mentre prima ero sempre fuori.
Se devo essere sincero sono un po’ preoccupato per la situazione in generale, non tanto per me, ma per quello che accadendo nel mondo. Negli ultimi decenni non è mai successa una cosa del genere, ed è come se fosse una guerra. In guerra si moriva per le armi, mentre questo è un virus di cui si conosce davvero poco ed è come combattere un nemico invisibile che non sai da che parte potrà attaccarti. E’ una cosa non bella, che ha portato allo stop dello sport, di tante altre attività e che in realtà ha fermato il mondo. E’ soprattutto questo a preoccuparmi perché anche quando sarà finita l’epidemia bisognerà poi attendere che l’economia riparta. Questo vale per tutti e speriamo che ci sia la volontà di ripartire tutti insieme, perché quello che stiamo sperimentando è che oggi essere soli diventa uno svantaggio. Le difficoltà possono essere superate solo se vengono affrontate tutti assieme.
I miei compagni? Ci sentiamo ogni giorno e anche loro sono un po’ preoccupati, soprattutto gli stranieri. Alla fine, però, sono i primi a dire che anche tornare a casa non serve: adesso qui il virus sembra essere un po’ più pericoloso rispetto ad altre parti del mondo, ma nessuno può sapere se sarà così anche tra qualche giorno o la situazione sarà cambiata. Ho l’impressione che in Italia la pericolosità sia maggiore solo perché si è agito prima, mentre da altre parti si è un po’ sottovalutato il problema.
Non può non mancarmi andare agli allenamenti, il clima della partita, il calore della Fossa e più in generale il calore del pubblico della Fortitudo. La nostalgia la sento anche quando vedo che qualcuno sui social mi «tagga» su una storia o un’immagine. Adesso sinceramente lo sport deve venire dopo, adesso la cosa più importante è la salute mondiale e penso che ognuno di noi non veda l’ora di tornare alla sua vita normale, qualsiasi essa sia. Abbracciare i propri cari, poter uscire di casa a fare una passeggiata, sono tutte cose di cui stiamo riscoprendo la vera importanza perché sono sospese e ci stanno mancando.
La beneficenza? In questa battaglia contro il Coronavirus non ci sono colori, la Virtus, la Fortitudo, l'Inter o il Milan, ma siamo tutti uniti per lo stesso obiettivo. Mi aspettavo il grande successo che sta riscuotendo la T­Shirt ed è bello che anche qualche tifoso virtussino l'abbia comprata. Ora conta solo aiutarsi, in Italia e in tutto il mondo
Finire la stagione? Se c'è la possibilità, sicuramente sì. È giusto per tutte le società che hanno fatto investimenti in questa stagione."


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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