Tomas Woldentensae, bolognese che gioca in NCAA, è stato sentito da Damiano Montanari per il Corriere dello Sport. Un estratto dell'intervista.

"Sono rimasto qui perché la posta in palio è troppo alta. Se l'ann­o prossimo gli Stati Uniti chiudessero le frontiere e non potessi più tornare, perderei tutto. Il Coronavirus? C'è tanta preoccupazione, però non la stessa che avete in Italia. Qui si può ancora uscire di casa senza problemi, non siamo in quarantena. Cerco di pensare che tutto andrà bene, che non toccherà a me. Per questo il discorso della sanità privata americana non mi spaventa. Non dico che non esista un'emergenza globale, è solo che qui a Charlottesville non ci sono tanti casi. Non vedo quella corsa alle armi di cui mi parlano i miei contatti italiani, solo un affollamento ai supermercati. Trascorro le mie giornate ospite del mio compagno di squadra Grant Kersey. Ha una casa grande, con un bel giardino e un canestro, così riusciamo anche a fare qualche tiro.Le palestre sono state chiuse. Non mi annoio. Ci sono le lezioni online di Interior Design da seguire, il corso di fotografia, mi considero un po' un artista.
Questo è il mio quinto anno qui. All'inizio non sono stato considerato come un giocatore vero e proprio, mi hanno sempre appiccicato l'etichetta di "Underdog", sfavorito. Dopo la High School in Florida sono finito a Indian Hills, uno Junior College,e per questo molti mi vedevano come uno "scarto". Ma ho sempre avuto gli attributi per raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Così in estate sono approdato ai Cavaliers con i quali mi sono tolto la soddisfazione di battere i Texas Tech di Moretti e Duke, l'Università in cui sarei voluto andare.
Non mi hanno convocato nelle nazionali di categoria? Sono stupito e dispiaciuto anche io. Mi auguro che presto si accorgano di me. Non credo che tornerò a giocare in Italia. Il mio Paese mi manca, ma il mio basket è qui"

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