BASKET CITY AL MARE, 13/9/2019
L'estate stava finendo, e iniziava tutta la retorica sui gabbiani che arrivavano in città e via discorrendo. Waimer aveva meno lavoro da fare, anche perchè il freschino di prima mattina non invogliava gli ultimi turisti a rompergli gli imballaggi fin da subito, e le necessità erano calate. Poi, all'ultimo weekend prima dell'inizio delle scuole, anche i bambini erano meno torturatori, e le giostre meno affollate per evitare che le altalene fossero delle istigatrici al raffreddamento e alla perdita dei primi giorni tra i banchi. Idilliaco, no? No, perchè gli ultimi fuochi li portavano sempre, sempre, i soliti due.
Bavvy - Oh, io non so perchè dobbiamo iniziare 'sto campionato. State vincendo tornei e amichevoli, è tutto peace and love, sembra quasi che Mancinelli e soci siano tornati indietro di 10 anni. Ma cosa serve giocare? Dominate sugli spalti, siete perfino porelliani (ma non c'è qualche parente dell'Avvocato per denunciarvi?) nel riempire il Paladozza, siete campioni di salsicciate. Ragazzi, ma come abbiamo fatto per anni senza di voi?
Piccy - Oh, io non so perchè dobbiamo iniziare 'sto campionato. Non state vincendo tornei e amichevoli, vero, e avete perfino perso da una squadra a cui mancava il miglior play italiano di tutti i tempi (cit.), però c'erano duemila assenze, e quando sarete al completo spezzerete le reni a tutti. Ma cosa serve giocare? Riempirete la Fiera, costruirete palasport grandi come il Mara Canà signora Oronzo in dieci giorni e ci stiperete centinaia di migliaia di caffettari. Fermiamo il mondo e andiamo direttamente al campionato successivo.
Bavvy - Però c'è da dire una cosa. Il vostro, lì, Stipcevic, dice che a fare buoni precampionati poi si evapora. Quindi magari scoppierete. Magari i vostri vecchi chiederanno la pensione. Magari alle prime sconfitte la gente inizierà a dire che Martino va bene per la A2 ma non per la A1, e che un conto è fare i fenomeni contro Cento, un conto farlo contro le squadre serie. Dai, forse c'è speranza anche per noi che non andiamo alle partite con la pancia al vento.
Piccy - Però c'è da dire una cosa. Voi siete sempre uguali. Non avete pazienza, quindi se anche perdete una amichevole un giorno in cui in campo c'era la vostra terza squadra iniziate a brontolare, a dire che forse servono altri sette-otto giocatori, che Teodosic se non fosse pronto per la mummificazione non avrebbe firmato per voi, che Djordjevic dice agli americani di pregare per il proprio destino poi perde da pensionati argentini e quindi è un bagaglio, eccetera eccetera. E poi qualche giornale inizierà a creare malumore per portare avanti qualche battaglia, e finirete come negli ultimi due anni. Dai, forse c'è speranza anche per noi che non siamo murati di milioni.
Bavvy - Mi consolerò mettendomi lì a guardare il vostro circo. Tifosi che si scanneranno tra di loro, presidenti con gilet che parleranno di idee meravigliose manco fossero Cesare Ragazzi, e qualcuno che ci batterà nella classifica del multometro. Dai, alla fine c'è sempre bisogno di voi, come al Maurizio Costanzo Show c'è sempre il caso umano lì, in un angolo.
Piccy - Mi consolerò mettendomi lì a guardare il vostro circo. Dirigenti messi subito sulla graticola (però quello che arriva da Ravenna no, vi prego) perchè non sono adatti allo stile Virtus. La sezione femminile tanto sbandierata che poi verrà dimenticata perchè passerà la moda. Le lamentele per ogni singola sconfitta che non è contemplata nel vostro dna. Dai, alla fine c'è sempre bisogno di voi, il montato che finisce come lo sfigato della canzone degli 883. Ma metti anche le cassette di Masini?
Waimer era ai saldi di fine stagione, metteva il the alle pesca a 50 centesimi al bicchiere (magari omettendo che era lì da maggio) e le piadine a metà prezzo (anche qui omettendo che erano state impastate in primavera). E anche in altri campi sembrava più aperto alle occasioni: guardò la mamma di Bryan con occhi diversi, ma quando la sentì starnazzare perchè sul saltabile c'era corrente e quindi il suo pargoletto rischiava la polmonite pensò che a tutto ci fosse un limite, e anche i bagnini a volte dovevano dire di no. Dura, la vita.