Klaudio Ndoja è stato intervistato da Luca Sancini su Repubblica.
Ecco un estratto delle sue parole

Sulla paura di non tornare più a giocare dopo l'infortunio. L'ho pensato ed è stato anche probabile. Avevo un dolore alla caviglia che non se ne voleva andare. Sono stati mesi difficili, ma la mia non era paura: era reale il rischio di non riuscire a recuperare. Adesso però sono qui.

Sul gruppo Virtus. Io ho giocato tanti anni e ho visto gruppi che si pigliano da subito e gruppi che non si formano mai. Magari vincono pure, ma non sono uniti. Noi ci siamo presi bene, forse perchè nella costruzione della squadra hanno fatto le scelte giuste. Io, Michelori e Rosselli ci conosciamo da una vita, da avversari di tante partite, i giovani ci hanno seguito e accettato i nostri consigli, che non è mai una cosa scontata. I gruppi veri nascono così.

Sulla mano di coach Ramagli. Adesso dico una cosa su Ramagli e non so come la prenderà. Eravamo insieme a Verona due anni fa, e c'era anche Umeh. Beh, è nettamente migliorato, lo vedo più sereno, tranquillo nella gestione della squadra.

Sui rischi di un lungo stop prima della finale. Avrei preferito giocare subito, infatti. Ora si dice pure che si ricominci a giocare martedì, anziché domenica. Sarebbe molto pericoloso, chi viene da soli allenamenti ha tanto da perdere. Ma dobbiamo stare concentrati, perchè ritengo gara 1 la partita fondamentale nei playoff.

Su Ndoja etichettato come uomo da playoff. Per forza, perchè non mi hanno visto giocare durante il campionato... Non so, per via dell'infortunio ho rischiato di non esserci, ma riportare la Virtus in Al è la più grande occasione da quando gioco a basket, e non voglio fallirla. Giocherò per non avere rimorsi poi, per non pensare mai che avrei potuto fare meglio.

(foto Pierfrancesco Accardo)

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