Erano stati lanciati tanti allarmi, sui rischi di questa partita, che alla fine vincerla in scioltezza è sembrato quasi inevitabile, ricordando la Verona dello scorso anno, e tutto quello che poteva essere legato all’emozionalità del ritorno al Paladozza. Quindi concentrazione massima, 32-12 ad un certo punto, e resto della partita che è stato un giocar del gatto col topo, senza particolari esaltazioni ma nemmeno con il rischio vero e proprio di poterla perdere. Va bene così, in un’altra sfida a ranghi non completi (Fultz e Chillo di qua, ma il lungo Maganza di là) in attesa che l’infermeria non vada in crisi per eccesso di lavoro.

Poi è anche vero che le giornate non nascono tranquille ma tali lo devono diventare, e quindi bravi quelli che si sono ingegnati per rendere la domenica tale. Il punteggio è andato bene, e questa è cosa buona e giusta. Con momenti di ottimo attacco alternati a momenti di blando, attacco. E di ottima difesa con altri in cui, invece, non c’era una palla vagante che venisse arpionata. Forse la poca capacità di arrivare a 40’ di testa e fisico, forse la testa, chissà. Ma, sia chiaro, mai la partita è stata veramente a rischio. Per cui il resto è davvero poco da raccontare.

Ora il derby con Imola, venerdì, sapendo che Pini può tranquillamente fare il centro titolare a questo livello (dubbi ce ne erano eccome), e che è difficile chiedere lucidità ad una squadra che ogni giorno si deve ricostruire. Forse chissà, il minor chilometraggio di qualche singolo tornerà utile più avanti. Forse chissà.

Just can’t get enough - Pini dominante, a tratti anche nel pressing sugli esterni. Poi la concentrazione collettiva, capace sempre di svegliarsi prima che il piede iniziasse a dar calci al secchio di latte munto. Non c’è grande smalto, ma gran fosforo. Basta e avanza.

It’s no good - Il clima di continuo scetticismo attorno, haters o no. E la musica nel prepartita: passare dai Depeche Mode e Simple Minds alla robaccia di ieri è deprecabile. Tanto.

(foto Fabio Pozzati - Fortitudo Pallacanestro)

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