Gianmarco Pozzecco è stato ospite della trasmissione radio "Effe trasmetto per te” su Radio 108, condotta da Matteo Airoldi.
Un estratto delle sue parole.

Sull’inizio della prossima stagione a porte chiuse. “Sarebbe una perdita importante anche perché il basket non ha introiti televisivi come quelli del calcio. La logica dice che abbiamo la necessità di avere il pubblico. In realtà poi comunque ad ora è difficile fare pronostici e parlare di ripresa del campionato mi sembra un’utopia. Nessuno può prevedere i prossimi due o tre mesi. Bisogna prima di tutto ricominciare a vivere e poi pensare allo sport. Secondo me per riprendere a vivere quando ci sarà un vaccino o una cura definitiva per il virus.”

Il campionato della Fortitudo. “La Fortitudo ha fatto secondo me cose egregie ma è un valore aggiunto per la pallacanestro. Ho avuto la sfortuna di affrontarla solo a Sassari e non ho avuto il piacere di tornare al PalaDozza. Ha fatto un grande campionato, la società sta lavorando bene. Antimo Martino ha il merito di aver riportare l’Aquila in Serie A. L’entusiasmo di essere tornati in Serie A, trasforma l’ambiente in vincente e quindi per una squadra come Sassari sarà una grande competitor nel futuro.”

Pozzecco allenatore avrebbe voluto come giocatore se stesso? “Non è una risposta semplice. Tendenzialmente no perché non voglio teste di cazzo come lo ero io. Oggi ci sono 108 giocatori FIBA che giocano in NBA. Ai miei tempi probabilmente non erano più di 15. In Europa quindi il livello dei giocatori europei era molto più alto. Quindi se sopportare un giocatore così ne vale la pena si, altrimenti no.”

Quanto è stata vicina la NBA? “Sono stato vicino ai Toronto Raptors. Ho fatto la Summer League a Salt Lake City. Dovevo giocarmi il posto con Carlos Arroyo di Porto Rico e modestamente non ero più scarso di lui.”

Gianluca Basile ha dichiarato che nel 2005 la Fortitudo avrebbe vinto lo scudetto anche con Pozzecco. “Baso è un amico quindi dice così. Onestamente non saprei. Quando Repesa mise fuori squadra me, da quel giorno non volò più una mosca all’interno dello spogliatoio. Probabilmente si, eravamo più forti di Milano e avremmo vinto lo stesso. Dopo poco la mia uscita, si infortunò Milos Vujanic che per me era uno dei più forti giocatori visti alla Fortitudo. La squadra però si compattò e giocò benissimo. La decisione che prese Repesa non fu una decisione stupida.”

Quando si tornerà a un pallacanestro di alto livello. “Quando torneremo a meno stranieri ma forti. A Livorno ho giocato con Michael Ray Richardson, quindi pensate voi. Viviamo una sorta di inferiorità verso gli americani perché il basket l’hanno inventato loro. Non deve essere così. Un tempo qualsiasi italiano si prendesse era più forte di chiunque altro. Oggi purtroppo non è così. Ci si fida più di lui e meno dei nostri ragazzi. Bisogna avere più rispetto nei giovani italiani.”

La scelta di non andare alla Virtus. “Più passa il tempo e più mi convinco che quella scelta fosse giusta. Non ho un palmares così invidiabile, ma ciò che mi rende orgoglioso è la lealtà a Fortitudo e Varese. È come quando ami una donna - nonostante non sia corrisposto - tu continui ad amarla lo stesso. Ho scelto di vestire la maglia della Fortitudo e per sempre me la sono sentita addosso.”

L'esperienza da allenatore della Fortitudo. “Ci sono dei momenti della mia carriera che vivo e ricordo con grande emozione. Ci sono tre episodi in particolare: quando sono tornato a Varese ma come allenatore, quando ho fatto lo stesso alla Fortitudo e quando a Cantù mi hanno esposto uno striscione con scritto: “Un saluto al Poz il nostro più grande peggior nemico”. Fare quei gradini (ero con Carraretto) nelle vesti di allenatore della Fortitudo è stata una sensazione impagabile. Le cose poi purtroppo non sono andate benissimo, ma quelle emozioni me le porterò sempre dentro.”

(foto Fortitudo - Fabio Pozzati)

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