Riccardo Sbezzi è il procuratore di cinque giocatori della Virtus: Alessandro e Stefano Gentile, Pietro Aradori, Klaudio Ndoja e Filippo Baldi Rossi.
Paolo Di Domizio l'ha intervistato per noi, ponendogli alcune domande sul suo lavoro e sul suo rapporto con il mondo bianconero.

Motivazioni e stimoli che hanno portato tanti giocatori in una squadra come la Virtus? “In verità mi è capitato spesso, soprattutto con gli italiani perché gestendone tanti e di buon livello a volte mi è capitato, soprattutto con società che vogliono investire molto sugli italiani. Dopo aver fatto fatto una scelta importante lo scorso anno con Ndoja e Spizzichini, in una squadra che non era partita per vincere, il cavallo di Troia è stato Stefano Gentile. Avendo poi capito quali fossero le ambizioni e le premesse del progetto Virtus, è stato facile gettare le basi affinché arrivassero anche gli altri quest’anno. È stata una scelta ponderata, partita dall’arrivo di Stefano: già nella mia testa c’era la volontà ma non sempre poi succede quello che hai in testa. Il tutto stava per non verificarsi perché Aradori doveva andare a Torino, ma già a marzo il piano era quello.”

Cosa significa aver portato a Bologna Aradori e Alessandro Gentile, punti fermi della Nazionale e giocatori importanti per il basket italiano? “Due motivazioni differenti. Pietro voleva un progetto lungo, perché per varie situazioni negli ultimi anni è stato costretto a cambiare società e lui stesso voleva un programma ambizioso: le uniche due società che avevano queste premesse erano Torino e la Virtus e alla fine è arrivato a Bologna per tre anni. Alessandro, invece, ha avuto tantissime richieste da squadre italiane e straniere: voleva scegliere un ambiente più famigliare possibile e il fatto che fossero presenti sia Pietro che Stefano Gentile, con l’aggiunta di Ndoja suo amico, è stata una componente importante. In aggiunta anche il fatto di giocare in un ambiente incredibile come la Virtus, in piazza Azzarita, in una società gloriosa: aveva bisogno di un ambiente con delle certezze e dei punti di riferimento chiari, dopo un anno particolare.”

Come descriveresti i tuoi giocatori che quest’anno sono in Virtus? “Sono tutti ragazzi a cui sono molto legato. Alessandro e Stefano li ho visti crescere, ero l’agente del papà nel 1995; Pietro ho iniziato a seguirlo quando aveva 18 anni e più o meno la stessa cosa con Baldi Rossi. Lo stesso vale per Ndoja, anche se lui l’ho conosciuto in un momento più avanzato della sua carriera: è un guerriero dentro e fuori dal campo, è una persona la cui parola vale sempre, è un “hombre verticàl”. Baldi Rossi è un ragazzo di estrema intelligenza e fuori dal campo è molto pacato, una persona tranquilla, quella che daresti in matrimonio a tua figlia. Alessandro Gentile è un “Gianburrasca” altruista, come lo chiamo a volte; Stefano è un finto Baldi Rossi ma anche lui in fondo è come il fratello. Pietro, invece, riesce ad avere sempre un equilibrio quasi inglese e nello stesso momento è un grande casinista: poi è una persona che non ha bisogno di alzare la voce per farsi rispettare.”

Nel rapporto tra procuratore e giocatore, dove finisce la bravura del procuratore e dove inizia quella del giocatore? “Io adoro la pallacanestro, ho iniziato da giocatore e poi sono passato a dirigente. Il mio maestro è stato Vittorio Tracuzzi, un nome conosciuto in Virtus. Ho finito poi da dirigente nella squadra di Desio, conquistando una promozione. Secondo me il giocatore gioca perché è bravo; il compito del procuratore è essere la sua coscienza, il discorso economico viene per ultimo ed è la cosa più semplice. Il procuratore mette il giocatore in condizioni per rendere al meglio e “accompagna” il giocatore, condividendo determinate cose. Io tifo sempre per i miei giocatori e per la squadra in cui giocano: in Coppa Italia, per esempio, avrò 5 giocatori da una parte e 4 dall’altra. Ho diversi rapporti con i giocatori, faccio questo lavoro da 25 anni, sono diventato l’agente dei figli dei miei giocatori e faccio sempre il tifo per i miei giocatori e per la squadra. Per esempio mi ha dato molto fastidio quando, all’inizio di questa stagione, coach Ramagli era stato messo in discussione come succede a tutti gli allenatori e si diceva che io, avendo molti giocatori in Virtus, avessi fatto la squadra e premessi per portare un allenatore, mio cliente, in Virtus. Chiaramente era una “diceria” da tifosi che è stata alimentata: questo tipo di situazione non mi appartiene, anche perché anche lo scorso anno avevo un buon numero di giocatori a Bologna. È una cosa naturale, è il mio lavoro: oggi l’agente è un punto di riferimento, le critiche peggiori ai miei giocatori le faccio io, gli dico sempre la verità, sopratutto quella scomoda. All’inizio il giocatore storce il naso ma alla lunga, questo, lo aiuta. Le società di basket oggi non riescono ad essere punti di riferimento, manca la passione che è fondamentale.”

In ottica futura, la rivedremo spesso anche il prossimo anno al Paladozza? “La Virtus è stata brava con l’arrivo di Zanetti, non solo a livello economico che è l’ultima cosa, a cercare questi giocatori e aiutarli a fare questa scelta grazie a un progetto ambizioso. Bologna è già ad un buon punto del progetto, avendo una base di giocatori già sotto contratto e altri giocatori, non ancora sotto contratto, ma con la possibilità di trattenere. Anche i contratti a lunga scadenza devono essere sempre ridiscussi, quindi vedremo.”

Per Virtus-Brescia in Coppa Italia ci sarà, dunque, un conflitto di interessi: “Quella con Brescia era l’unica partita che non avrei voluto vedere perché in ogni caso, vinco e allo stesso tempo perdo. Ormai sono abituato, mi è capitato tante volte: ai tempi ero sia l’agente di Nando Gentile che di Esposito e sono riuscito a rimanere equidistante in ogni situazione.”


Dall’esterno un commento sulla stagione della Virtus? “Secondo me la Virtus sta facendo quello che ci si aspettava. All’inizio ci sono stati un po’ di problemi: tutte le neo-promosse, all’inizio, possono avere situazioni particolari. È ovvio che i giocatori provenienti dall’A2 si dovevano ambientare in un nuovo campionato, come successo a Brescia lo scorso anno. C’erano frizioni più di natura tecnica. Nessun problema comportamentale, da quel punto di vista difficoltà non ce ne sono state. Ora, dopo un periodo di assestamento, si è creato uno spogliatoio coeso, senza nessun giocatore che si senta stretto o fuori posto. Si sta creando veramente un qualcosa che va al di là del campo. Poi, come non serve deprimersi dopo 4 partite perse, non serve esaltarsi dopo 4 partite vinte, anche perché le ultime vittorie sono arrivate contro squadre della colonna di destra della classifica. Ora arrivano avversarie di alto livello, Sassari, la Coppa Italia e poi Venezia, Milano e Brescia. La squadra sta veramente migliorando grazie al lavoro dei giocatori, dell’allenatore e della società. Basterà poco per svoltare la stagione.”

MARCO BELINELLI RESTA AD ATLANTA
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91