Come ai vecchi tempi, quindi. Quando la Fortitudo e Treviso si incontravano ogni anno, ad ogni stagione, tutte le volte che c’era qualcosa in palio. Non era mai stato in un quarto di finale, e chissà come sarà. Di certo, Bologna ci arriva dopo una 2 giorni al Paladozza che poteva essere rischiosa ma che è diventata una specie di lunga passerella, con gara 4 che è stata gara solo per i minuti iniziali. Poi, una incredibile mattanza difensiva fa sì che Agrigento non segni su azione per quasi venti giri di lancetta, trasformando un inizio potenzialmente ansiogeno in una festa collettiva. E allora ben vengano gli schiaffoni come quelli di gara 1, se poi la rumba cambia come è cambiata nel corso della serie. Anzi, se Boniciolli volesse spiegare come ha fatto, ci sarebbero fior di genitori con figli capricciosi che potrebbero ingaggiarlo.

Senza nessuno striscione curvaiolo a dissentire sulle questioni FIP, si parte con impreviste mollezze difensive e difficoltà in area che Agrigento sfrutta per andare 10-2. Serve bussare a due triple di Italiano, la seconda delle quali con atroce tabellata, per rimettere il punteggio in parità e cercare, dai cambi, linfa più solida. Però Buford sembra averne voglia, aumentano i ritmi e la pressione a metà campo ospite, ed è 21-18 Agrigento al 10’.

La Fortitudo riparte trovando migliori fortune nel cosiddetto pitturato, e gestendo meglio le cose dietro, dove Agrigento riesce a muoversi solo dalla lunetta (peraltro conventrizzandone abbastanza). Mancinelli è in modalità Eurofestival e segna da tutte le parti, e il break diventa mattanza vera e propria, terminando il quarto con un sintomatico 26-4, senza cesti su azione per gli ospiti (0/13), e 44-25 che è quasi incredibile, pensando a solo dieci minuti prima.

C’è partita? Chiaro che no, perché dietro ormai la Fortitudo non ha nemmeno bisogno di fare la faccia cattiva per mandare in crisi una Agrigento ormai proiettata sulla scelta delle mete estive, e quando si torna a subire un canestro su azione è per bloccare un break diventato ormai di 38-4 e punteggio orientato al trentello (56-25). Ci si rilassa un attimo, ed è 63-40 al 30’.

Poi è un lunghissimo garbage time, con cori del pubblico già rivolti verso il Veneto e Agrigento che fa mugugnare Boniciolli recuperando un po’ del divario davanti ad una Fortitudo umanamente afflosciatasi. Senza i suoi bizzosi mori i siciliani rientrano fino al -12 (68-56), e serve tornare da Mancinelli per chiudere quello che comunque non si sarebbe riaperto, ma che deve far capire a Bologna che le partite durano sempre 40’.


(Foto di Fabio Pozzati)

PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI, FORTITUDO MULTATA PER GLI STRISCIONI CONTRO LA FIP
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91