Il presidente della Fortitudo Gianluca Muratori - in occasione di una visita al Resto del Carlino, dove è stata consegnata una donazione di 12mila euro a favore delle popolazioni terremotate, ha rilasciato una lunga intervista.
Ecco le sue parole:

I 4800 abbonamenti? Con questi numeri il sold out sarà garantito in tutte le partite, e siamo noi che abbiamo stoppato la vendita delle tessere dovendo garantire alla tifoseria ospite almeno il 10% della capienza dell'impianto e volendo mantenere un minimo di biglietteria ad ogni incontro. Una campagna abbonamenti così vincente, oltre a dimostrare quanto i nostri tifosi gradiscano il lavoro della società e della squadra, mette in sicurezza i conti del club e questo ultimo dato non è da sottovalutare.

Muratori, per una vittoria non avete ottenuto la promozione in serie A, visto anche la vostra passata stagione, non è stato un azzardo dichiarare subito la vostra intenzione di salire? Sicuramente ci siamo dati un traguardo molto alto, ma non potevamo fare altrimenti sia per abituare la squadra alla pressione sia perchè tutti si aspettavamo che avremmo affrontato il campionato per vincerlo. Questo è quanto ci chiedono i tifosi e per questi ci siamo adoperati e ci adopereremo.

I 4000 spettatori della Virtus hanno dimostrato che, però, che spesso la passione cancella anche le delusioni più difficili da digerire. Se è vero che la somma delle due tifoserie consegna a Bologna il primo posto nella pallacanestro italiana, bisogna anche dire che questo è possibile anche se il loro DNA è molto diverso. Io sono entrato in questo mondo con Giulio Romagnoli nell'esperienza della Biancoblu. Il titolo arrivò da Ferrara per un'operazione simile a quella che coinvolse il Progresso Castelmaggiore: da loro funzionò e la Vu Nera ripartì, noi ci ritrovammo il PalaDozza mezzo vuoto nonostante in una delle due stagioni spendemmo 2.850.000 euro. Per far ripartire la Fortitudo dovemmo prendere altre strade. Questo per dire che i nostri tifosi sono molto attenti.

Sapendo di avere una tifoseria così attenta, perchè avete rotto la tradizione proponendo una maglia così innovativa? Sicuramente i nostri tifosi sono una risorsa, ma non sono l'unica. Abbiamo anche sostenitori che ci sponsorizzano e che vorremmo convincere ad entrare in Effe Group, una holding che lentamente sta acquisendo la proprietà del club da Bologna 1932. La pallacanestro ha costi molto alti rispetto ai ricavi che produce, e a differenza del calcio non ci sono i diritti televisivi, per cui per attrarre risorse bisogna affidarsi al marketing, dando così un valore aggiunto a quel che si fa. Può piacere o non piacere, ma non ci sono alternative, o meglio io resto convinto che si possa arrivare ad una sorta di azionariato popolare, ma fino ad allora non abbiamo altre strade.

Seguendo il suo discorso se aveste richieste per 6000 abbonati vi spostereste altrove? No, alzeremmo il prezzo degli abbonamenti anche se sarebbe una operazione antipatica. Noi viviamo il PalaDozza come la nostra casa e stiamo dialogando col Comune per averne la gestione. Ci sono diverse questioni che vanno approfondite: la più importante riguarda le opere di ammodernamento che comprendono anche la possibilità di allargarne la capienza. Un tema molto delicato.

L'unica cosa che accomuna virtussini e fortitudini è la voglia di prendersi in giro sempre. Condivide? Basta andare al bar per rendersi conto di quanto questo sia vero. Mi piacerebbe che questo clima di goliardia si potesse riprodurre la settimana prima del derby anche tra noi dirigenti, magari qui al Carlino. Non mi dispiace che Matteo Boniciolli sia amico di Alessandro Ramagli e che escano insieme a cena prendendosi anche un po' in giro, e siccome sono due persone di un certo spessore, penso che tutti gli appassionati siano d'accordo con me. Nella pallacanestro Bologna è unica anche per questo motivo: si lascia trasportare dalle emozioni e dalle belle storie di sport, ad esempio io credo che l'anno scorso durante la serie finale tutta la città tifasse per noi.

Quest'anno con chi vorrebbe disputare la finale? Intanto bisogna arrivarci e lì bisogna essere in condizione migliore rispetto ai nostri avversari. Detto questo, il nome della squadra che vorrei affrontare non lo dico ma penso sia intuibile. E' un sogno giocare contro quella squadra in casa nostra, al PalaDozza. Adesso però pensiamo alla partita di domenica contro Verona.

(foto Schicchi, Resto del Carlino)

VIRTUS, SI FERMA MICHELORI
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