Un buon vento alle spalle. Parte da qui, da certezze importanti, l’ennesimo viaggio di Virtus Segafredo verso le isole d’Italia. Dopo la Sicilia, e il “sacco” di Capo d’Orlando, destinazione Sardegna, dove la Dinamo Sassari aspetta domani al PalaSerradimigni, cercando una vittoria per ritrovare il ritmo, avendone incamerate soltanto due nelle ultime sette uscite. Alessandro Ramagli ha tra le mani un gruppo che nelle ultime gare ha tenuto il miglior ritmo del campionato, con sette vittorie nelle ultime otto partite. Il timoniere sa quello che questa squadra può dargli e quello che ancora le occorre. E conosce bene il valore di chi avrà di fronte, naturalmente.

“Sassari ha cambiato poco, in termini di roster, perché di fatto ha sostituito Levi Randolph con Joshua Bostic, e parliamo di due giocatori che giostrano nello stesso ruolo in campo. Ad un giocatore talentuoso, con spiccate attitudini offensive, ne sostituiscono uno altrettanto valido in attacco e capace di rendersi utile in diverse zone del campo: difensore, giocatore di raccordo nei ruoli da esterno. In realtà la squadra mantiene una forte impronta offensiva, distribuisce in modo leggermente diverso le conclusioni nell’ultimo periodo, utilizza con intelligenza un giocatore efficiente come Pierre, mettendo anche lo stesso Bostic spalle a canestro contro avversari di taglia più piccola, e registrando una crescita molto importante di Planinic, che da backup dei lunghi è diventato a tutti gli effetti una vera forza d’urto nelle ultime cinque o sei partite. Logico che andrà in cerca di una vittoria per riaprire un ciclo, perché la qualità del roster obiettivamente la orienta verso la zona playoff, anche se in questo momento sta combattendo in posizioni che sono un po’ ai margini. Per rilanciarsi, la cercherà certamente a partire da domenica, contro di noi. Su questo non ho dubbi”.

D’altra parte, per Virtus Segafredo provare ad allungare il “magic moment” è quasi una missione…
“E’ una partita che secondo me si disconnette dalle gare che poi riapriranno i giochi, dopo la pausa dovuta agli impegni della Nazionale. Ci sarà un’interruzione a livello temporale, nella quale alcuni giocatori non saranno con noi per un periodo abbastanza lungo. Insomma, la vedo un po’ come una partita che conclude un periodo. Che è stato positivo, e questo è bene: è chiaro che siamo stati aiutati da un calendario più semplice, ma abbiamo cavalcato il momento nel migliore dei modi possibile. Chiudere questo ciclo con una prestazione positiva sarebbe davvero importante”.

Vero, il calendario ha dato una mano, ma certamente uscirne bene aiuta ad affrontare quelli che saranno scogli apparentemente più alti.
“Questo è sicuro. Però questa cosa la proietterei soprattutto sulla partita di domenica, perché uscire da una fase così positiva giocando bene su un campo difficile come quello di Sassari potrebbe aiutarci a livello di consapevolezza, di abitudini comuni. Però poi la pausa lunga metterà uno stop a tutto questo, perché la disconnessione in termini di tempo, come ho detto, sarà notevole e riguarderà prima la Final Eight di Coppa Italia, che sarà un evento a sé stante, e poi le partite della Nazionale. Da lì dovremo pensare al calendario successivo non legandolo a quello che è successo fino ad oggi, perché in questo spazio temporale potrà accadere di tutto. Lo vedo proprio come uno stacco, il vento alle spalle in ogni modo si disperderà: dovremo pensare alla Coppa, poi avremo tre giocatori, se non quattro, che se ne andranno per un po’. Dopo, dovremo essere bravi a ricostruire il feeling, non ci sarà più connessione tra quello che è stato e quello che sarà”.

Intanto, ha potuto finalmente lavorare col gruppo al completo.
“Vado in Sardegna con tutti gli effettivi, ed è la cosa più importante. I momenti di emergenza vanno vissuti con grande positività, e spesso le difficoltà devono rappresentare una opportunità. Noi abbiamo saputo cogliere la situazione , indirizzandola nella direzione che volevamo. Però nel momento in cui l’emergenza si allunga nel tempo, diventa faticoso compensare le disfunzioni che determina. Per questo aver ritrovato tutti i miei uomini è una bella notizia. Anche se Klaudio Ndoja sarà al rientro dopo una settimana di lavoro col gruppo, e ancora con una situazione non ottimale per quanto riguarda la mano: la guarigione è assodata, ma trattandosi della mano di tiro dovrà ancora un po’ tribolare per ritornare alla normalità. Però credo che la cosa più importante sia riavere il numero di giocatori necessario per ricostruire rotazioni più consone ad un momento della stagione che ci metterà a dura prova”.

C’è una partita di campionato da giocare, ma intorno si sente già aria da Final Eight di Coppa Italia. Come si fa a restarne immuni?
“A questo siamo abituati, anche prima delle ultime due partite, che molti sembravano aver derubricato a due passeggiate di salute, si pensava alla rissa, alle squalifiche, ai ricorsi, mentre c’erano da giocare una trasferta a Capo d’Orlando e una sfida casalinga con Pesaro. Diciamo che abbiamo imparato a vivere il quotidiano con un ambiente intorno che spesso ne resta lontano. Giusto così: siamo noi che dobbiamo stare concentrati, connessi. Da questo punto di vista la squadra ha fatto dei grossi passi avanti, perché sa tenere la barra dritta pensando a quello che l’aspetta dietro l’angolo. Anche con Sassari sarà fondamentale che funzioni così”.

Abbiamo parlato di un lungo momento positivo della squadra. Ma nella mente di un head coach sono certamente rimasti impressi attimi precisi in cui gli step sono stati evidenti. Quali andiamo a rileggere?
“E’ già da tempo che sono cambiate le cose. Come sempre sono le sconfitte ad insegnarti più delle vittorie. Sembra brutto da dire, ma resta una grande verità. Secondo me quanto è successo dopo Cantù ci ha fatto fare uno switch importante, che poi ci ha permesso di infilare successi che ci hanno portato a un primo obiettivo. E la caduta di Avellino ce ne ha fatto fare un altro. E’ sempre così, nella vita: sono le sconfitte che determinano reazioni, se sei sano. Se non lo sei, allora crolli. Io credo che dalla partita con Avellino siamo usciti fortificati, e ne è scaturita una serie di risultati importanti. Con Reggio Emilia, poi Trento con tutto quello che è accaduto, e ancora due partite vinte in emergenza. Da quella sconfitta è partito questo momento positivo. Le esperienze meno piacevoli ti creano gli anticorpi e ti permettono di fare passi avanti. Speriamo che la partita di Sassari ci mostri ancora una Virtus in grande salute, ma se oggi devo evidenziare un punto di svolta, che ha creato questo tipo di dinamiche, non ho dubbi: penso al post-partita di Avellino. Le gare successive sono state la cartina al tornasole della positività di quel momento".

A Sassari bisogna provarci. Come si fa, che cosa occorre?
In generale, noi adesso giochiamo meglio a pallacanestro. Spesso e volentieri giochiamo proprio bene a pallacanestro. Questo è il primo passo, perché se non esprimi della qualità non puoi pensare di essere competitivo contro squadre attrezzate e di livello. Quello che un po’ ci manca è la continuità. Se devo pensare a un elemento che possa rappresentare lo step vincente su un campo come quello della Dinamo, credo che sarà la continuità di rendimento. Se riusciremo a esprimerci con una partita stabile, saremo competitivi fino all’ultimo tiro. E’ il piccolo, ma nemmeno troppo piccolo, passo successivo che dobbiamo mettere in cantiere”.

BANCO DI SARDEGNA SASSARI-VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA
Domenica 11 febbraio, PalaSerradimigni, ore 12.
Arbitri: Rossi, Borgioni, Galasso.
Diretta: Eurosport Player, Radio Bologna Uno (89.8 FM)

(Foto di Fabio Pozzati)

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