Coach Gianmarco Pozzecco ha parlato sia a SkySport 24 che sulle pagine de La Prealpina.
Un estratto delle sue parole.

Sono un fifone e questo virus mi terrorizza, non vado a fare nemmeno la spesa. Se dovessi prendere il coronavirus, vista la mia età, rischierei di non farcela.
Questa situazione non mi pesa. Sto a casa, mi sveglio presto la mattina e faccio talmente tante cose che la giornata passa anche troppo in fretta. Non vivo la noia, ho mille cose da fare e sto iniziando a programmare la prossima stagione. Questo virus ci insegna tante cose: siamo sempre focalizzati su quello che accadrà, sul futuro ed è giusto cosi, ma io penso che sia anche molto importante vivere bene il presente, nel mio caso specifico la professione di allenatore e il rapporto quotidiano con i giocatori.


“Sono molto legato al pubblico ed al “cinema”che creavo quando giocavo: per me le porte chiuse sono totalmente illogiche e credo che questo pensiero sia condiviso anche da persone molto più fredde di me. Il basket non vive di diritti TV ma di biglietteria, dunque non ha senso né economico né sportivo ed è qualcosa di irreale. Iniziare a gennaio? Se le porte fossero chiuse per tutto il 2020 di primo acchito direi di sì. Azzardo il pronostico che torneremo a giocare a pieno regime nel momento in cui ci sarà un vaccino o una cura certa; le altre soluzioni sono un male minore, di sicuro non gratificanti”.

“La cosa che mi rattrista è che nella pallacanestro attuale tutti parlano del fatto che il prossimo anno ci saranno meno soldi. Ci rendiamo conto che vivremo un momento di difficoltà, ma il fatto che la crisi sarà generalizzata preoccupa relativamente le società. Se prima avevo 100 euro e adesso ne ho 70, ma ne hanno 70 tutti gli altri, il problema è relativo. Invece bisogna sfruttare questo stallo forzato per migliorare il mondo del basket”.
“Il cambiamento spaventa, ma secondo me è necessario. Stavamo vivendo un momento di salute non brillante, da questa grandissima negatività c’è l’opportunità di resettare e di ripartire meglio anche con basi economiche inferiori. Se però ognuno pensa solo al risultato sportivo del prossimo anno in funzione dei budget che si abbasseranno per tutti rimarrà lo status quo attuale.

Ricette? Ci vorrebbe il salary cap stile NBA; le società professionistiche sono in perdita, questo le aiuterebbe così come sarebbe utile riflettere su come superare il merito sportivo ed abolire le retrocessioni per aiutare i club a programmare ed investire. Intanto abbiamo trovato un presidente di Lega Basket che ispira fiducia: mi auguro che Umberto Gandini abbia possibilità di lavorare con poteri decisionali. Ed ho apprezzato il ritrovato associazionismo di noi allenatori con l’USAP.

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