Matteo Chillo è stato intervistato dal Resto del Carlino.
Ecco un estratto delle sue parole

La Fortitudo è una fede. E’ una cosa che ho avuto fin da piccolo e avrò a vita. Da bambino seguivo poco il calcio perchè andavo sempre a vedere la Fortitudo, che è sempre stata la mia squadra del cuore. In realtà è qualcosa in più di una semplice squadra, e anche quando ho giocato lontano da Bologna la prima cosa che facevo finita la mia partita era quella di andare a vedere il risultato della Effe. E una volta finito il mio campionato, sono andato al PalaDozza per tifarla.

Sull’aspettarsi così tanti tifosi al raduno e a Lizzano. No. Vedere mille persone mi ha emozionato e - per quanto mi riguarda - è una carica extra molto forte. Far parte di questa squadra per me è un privilegio, l’anno scorso se ne avessi avuto la possibilità sarei andato sotto al palco per fare le stesse cose che la gente è venuta a Lizzano a far per me. Un conto però è ritrovarsi tra i tifosi e un conto è - invece - essere lì ed essere il giocatore a cui sono rivolti i cori e gli applausi.

Sul fatto di essere il più giovane della squadra, a 24 anni. E’ vero, mi sono ritrovato a essere il più giovane, ma non credo ci siano queste grandi gerarchie, o almeno io non le ho viste in questi primi giorni.

Punti di forza e limiti della squadra. Siamo tutti giocatori che riusciamo a creare qualcosa anche da situazioni impreviste e questo penso dipenda dall’esperienza. Sulla carta possiamo peccare un po’ di fisicità, ma credo che nella pratica non succederà.

Sul giocare per vincere, stimolo o fonte di pressione. Uno stimolo, perchè sai precisamente qual è l’obiettivo e la chiarezza è sempre il migliore dei punti di partenza. Nel nostro caso vincere significa essere vogliosi di voler arrivare a questo obiettivo.

(foto Fortitudo Pallacanestro 103)

FORTITUDO, IL PROGRAMMA DEL TORNEO DI CERVIA. VENERDI' ALLE 21 CONTRO RAVENNA
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