Di solito si dice “buona la prima”, termine banale ma tutto sommato non è che ci sia, nella letteratura delle frasi fatte, tando di meglio. E a volte però si può anche dire buonissima, questa prima: sarà il destino a spiegarci se Udine sarà davvero una protagonista del campionato – e quindi fondamentale come vittoria – o no. Anche l’anno scorso si partì vincendo in trasferta in maniera rimaneggiatissima, ma stavolta è stata diversa: diversa perché attorno c’era un manipolo di dubbi, diversa perché non si conosceva bene cosa avrebbe potuto dare una squadra nuova e già zoppicante. Bene: vedremo cosa sarà, ma intanto a Udine si è vinto, e si è vinto anche discretamente bene malgrado un po’ di inevitabili faccende su cui tornare.

Si potrebbe tornare sul disastro a rimbalzo (17 offensivi concessi, spesso per errori degli esterni), si potrebbe tornare sui troppi alti e bassi (0-10 di break a fine secondo quarto, 0-11 a fine ultimo quarto), così come su alcune prove non del tutto ad hoc. Va bene, lo notiamo e tiriamo una riga, perché poi si deve soprattutto evidenziare l’incredibile solidità della truppa, punto e basta. Perché a roster corto era facile pensare che qualcuno, specie gli americani, avrebbe cercato di ergersi autonomamente salvatore della patria. Invece, di tiri forzati se ne sono contati al massimo due, tre, fate vobis. Evidentemente, il sistema c’è già, anche se i protagonisti, per forza di cose, cambieranno con i prossimi rientri. Sapendo che il giovin Montanari, se ci sarà bisogno, ci sarà.

Just can’t get enough - Legion ha fatto il boss senza alzare (quasi mai) la voce. McCamey non ha cercato le cifre come fanno spesso gli americani all’esordio. Cinciarini è andato a ruota, e sotto canestro gli italici hanno tenuto botta. Tutto bene, ecco.

It’s no good - Italiano sembra voler sbattere la testa sul cofano aperto di una auto il cui motore ha problemi che ancora non riesce a risolvere, e su questo ci si dovrà lavorare. E, se possibile una chiosa estetica, le maglie non sono una meraviglia. Se non altro perché i numeri, almeno quelli, non è che siano visibili. Per il resto, ci pensino gli stilisti.

(Foto Fortitudo Pallacanestro)

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