La storia, è quella di tutte le storie di chi parte Cenerentola, si ritrova invitata al ballo a far gran bella figura, scopre che a mezzanotte la carrozza è tornata zucca ma non ha nessun principe, il giorno dopo, a farle provare la scarpetta. Il campionato BBB è una dissonanza tra aspettative iniziali, risultati centrali e conquiste finali: poco o niente prima, grandi cose dopo, amaro in bocca quindi. Perché di playoff nessuno ne parlava in estate, e forse nemmeno nel mezzo delle vittorie di inizio stagione, dato che sembrava impossibile non centrarli. Poi, come raccontato, le cose sono andate storte, e l’8-6 di bilancio a fine girone d’andata (e già frenando dopo il 6-1 d’esordio) si è trasformato in 6-8, con il gol rimasto in canna per un tiro libero, ma con cause precedenti. E, in questi casi, capire se è stato un sogno che non si è realizzato o un incubo materializzatosi all’ultima curva è davvero difficile, dato che a mente calda resterà la delusione per quanto sfuggito dalle mani. Mentre magari, a mente fredda, sarà anche giusto riconoscere il lavoro di una stagione giocata con uno straniero e mezzo, con tanti giovani a far parlare di sé e l’idea, da parte di chi è andato a vedere le partite, di essersi tutto sommato divertito. Cosa che l’anno scorso non si era mai davvero verificata. Ora ci sarà tempo per capire, come sempre, dove andare a parare: per ora, un’ultima occhiata ai protagonisti della stagione, che comunque un applauso collettivo lo meritano.

Harris - voto 5,5 - La grande illusione. Parte facendo capire di non essere esattamente un costruttore di gioco, ma una arma non indifferente nel produrre cesti, e per un bel po' si piazza alla grande nel computo dei punti al minuto. Poi però, a chiedergli qualcosa di più si impantana, malgrado due clamorosi exploit casalinghi da oltre 30 refertati. L'assenza di Pecile potrebbe valergli l'occasione di far regia e primattore, ma ne esce svuotato in entrambi i casi, finendo con le solite magagne mettendo palla a terra (buon penetratore in autunno, facilmente stoppato in primavera) ma anche perdendo fiducia nel tiro da fuori. Vero che con il passare del tempo peggiora la condizione fisica, ma se prima era un sesto uomo di lusso alla fine si trasforma solo ed esclusivamente in un rincalzo. Vai a capire per quale motivo. 13,4 punti, ma 37% al tiro e 3 perse di media.

Cournooh - voto 7 - Una delle sorprese della stagione, per come abbia saputo sfruttare l’occasione che gli è stata offerta fin dalle prime battute. Giocatore multidimensionale, capace di andare sia in proprio che per conto d’altri, ha un blocco quando c’è il caos della sua chiamata azzurra nel giorno di una importante trasferta, e poco distante da questo c’è un infortunio che lo limita per un po’. Ma il suo girone di ritorno dice 14 di media (12.8 complessivi) e oltre 4 rimbalzi. Servirà maggiore continuità, ma dire che a tratti il vero americano della squadra tra gli esterni sia stato lui non è che sia tanto lontano dalla realtà. Lavora davanti e morde dietro, e qualche sbavatura – mai eccessi, però – sono giustificabili. I piani alti potrebbero non andargli per niente larghi.

Verri - voto 6 - Ottima partenza, a far da collante tra reparti, difesa e qualche tiro importante alla bisogna, quasi senza patire il doppio salto dalla B2 alla A2. Poi la crescita di Vitali e la labirintite finale ne segano un po' la continuità di rendimento, malgrado lui di fermarsi voglia proprio non ne abbia. Difficile dirgli qualcosa, per chi era entrato dalla porta di servizio facendosi comunque apprezzare, e peccato anche per lui che il destino non sia stato florido fino all'ultimo momento. Ma la base per restare a questo livello c'è. 16 minuti e 4 punti di media.

Pecile – voto 7 - La stagione viene falciata da un infortunio a fine girone d’andata, e valutare le cifre del prima e del dopo spiega tante cose: stesso minutaggio (31), stessi punti (15), ma percentuali in leggero calo e, soprattutto, aumento delle perse. Che da 3,5 diventano 5: il giocatore che era stato abbondantemente l’MVP delle prime uscite e che non aveva di fatto sbagliato una scelta si è ritrovato quasi scollato dal resto della truppa, costretto per tanti motivi a forzare senza però trovare le stesse soluzioni e produzioni. Normale che abbia chiuso un po’ a corto di ossigeno, ma non è nemmeno colpa sua se la squadra non aveva al suo interno una alternativa in regia. Lo si era capito fin dalla prima amichevole estiva che con lui in palla le cose sarebbero andate alla grande, con lui fuori si sarebbe passati dal giorno alla notte. Ma avercene, ecco.

Gasparin - voto 5,5 - Parte con l'handicap di un infortunio, poi la salita si fa troppo ripida per chi, a questi livelli, non ci aveva mai davvero provato. Che soffra lo si capisce quando, partendo in quintetto a Forlì, passa il primo quarto ad aprire i contropiedi per gli avversari. Buon difensore, ma resta tutto velleitario, dato che il minutaggio sparisce con il passare del campionato: purtroppo, per mille motivi, tra lui e Montano non si è riusciti a fare un backup di qualità e forse nemmeno di quantità. Cinque minuti a partita, facendo spesso NE.

Montano - voto 5,5 - Vive una condizione ambigua che lo porta ad essere vittima sia di pregiudizi negativi che positivi, e chiaramente quando va in campo la cosa si nota. Ci sono limiti fisici che vengono sostituiti dalla velocità e dalle letture, ma anche la voglia di voler sempre trovare la giocata ad effetto, e il limite tra l'applauso e il fischio spesso è superato. Forse incolpevole, dovrebbe cercare luoghi più sereni ove mettersi in gioco: qui, spesso, non è nemmeno colpa sua se l'occhio con cui viene guardato è fin troppo di riguardo. Chiaro anche che passare dai NE di inizio stagione al quintetto, per altrui assenze, non gli ha fatto bene: 38% al tiro e 159’ complessivi.

Cutolo - voto 6,5 - L’incompiuta più sfortunata dell’anno. Inizia con Salieri che gli dà fiducia, e questa viene completamente ripagata con un impatto da far pensare che quello dell’anno scorso fosse un parente capitato per caso su un campo da basket. Posizione da 4, arriva difesa, rimbalzi, e punti, tanti. Poi i problemi al polso lo limitano pesantemente in fase offensiva, ed è un guaio perché il giocatore prova comunque la soluzione personale anche più di quanto le condizioni gli permettano (27% da 3 su 5,6 tentativi a gara, troppi). Cerca di dare il suo in difesa, e le cose gli riescono anche bene benchè non sia colpa sua se altri hanno i centimetri che lui non si può inventare, ma intanto ne esce con 2,7 recuperi (il migliore del campionato) e la malinconia nel chiedersi cosa sarebbe potuto essere senza i guai. Migliorato eccome, comunque, 10,5 punti e 5 rimbalzi.

Pini - voto 6 - Convive con Fascite Plantare, che non è una fanciulla dal nome insolito quanto una patologia che ne limita gli allenamenti e l'utilizzo. Tanto che Salieri, spesso, lo deve mandare in campo in quintetto per sfruttarne il riscaldamento e poi, volente o nolente, lasciarlo fuori. Detto questo, gli servirà un po' di fisico e velocità per assumere una solida posizione da 4, dato che le mani e la visione di gioco sono di qualità, e un po' di rabbia per andare a battagliare sotto le plance senza aver paura di niente e nessuno. Oltre a maggiore convinzione offensiva, roba senza la quale arrivano più palle perse che buone cose. Peccato, però, averlo avuto a mezzo servizio, perchè il potenziale c'è eccome. 4,5 punti e 2,4 rimbalzi di media.

Vitali - voto 6,5 - Altro ragazzo che si farà eccome, perché c’è fisico, completezza, e anche attributi e mentalità. Un attimo di tempo per capire dove è arrivato e per riprendere contatto con il gioco, poi diventa pedina indispensabile con i suoi tiri da fuori e un bilancio più che positivo tra perse e recuperate (1,6 a 2) che ne provano la capacità di mettersi in luce su più o meno tutto il parquet. Alle prime luci della ribalta è normale che piano piano soffra i problemi di chi nemmeno sapeva di poter essere al centro di attenzioni mediatiche – e delle difese avversarie – così le percentuali gli calano un po’ (46% da 3 nel girone d’andata, 34% nel ritorno), ma intanto è una doppia cifra di media alla prima volta da professionista, e tanto altro che può essere guadagnato.

Drenovac - voto 5 - Il grande mistero della stagione, per chi doveva ergersi a puntero e che invece, per un bel po', si è limitato a sventolar asciugamani. Si presenta in discreto sovrappeso (un peccato mortale per un atleta ventenne, età in cui spesso e volentieri non si ingrassa nemmeno volendo), e si capisce subito che non è cosa, per indole e ferocia. Prova piano piano a crescere, e di questo gli va dato atto. Ma Lavorare con lentezza andrà bene al cinema, non certo nel mondo del basket, e sappiamo tutti quanto sia mancata, alla squadra, una figura da ala forte di ruolo e non costruita in provetta. Bocciato, punto e basta. Chiude con nemmeno 150 minuti giocati, e cifre di conseguenza quasi irrisorie.

Mosley - voto 6,5 - Condizionante, nel bene e nel male. Per come non si sia mai visto tal saltatore, che riesce a volar per stoppare chiunque in qualsiasi posizione del campo, ma – rovescio della medaglia – una competenza tecnica da chi ha preso in mano il pallone per la prima volta in luglio. Per cui davanti diventa difficile renderlo utile, dato che va servito solo in alley-oop, o farlo macinare rimbalzi offensivi (più della metà dei suoi canestri arrivano da schiacciate, per intenderci): da solo, altrimenti, non ci siamo. Dietro fa spessore, stoppa (1,8, secondo assoluto), ha voglia di sbattersi ma soffre la situazione di una squadra che non riesce a dargli centimetri accanto, per cui ad ogni sua uscita per oscurare le altrui parabole ecco che viene a mancare il tagliafuori e, spesso, il rimbalzo finisce altrove. Ma difficile dargli contro, per la voglia che ci mette e per la spettacolarità, anche se a volte c’è più highlight che non concretezza. Animale da parquet, trovasse qualcuno che si chiudesse con lui in palestra tutta l’estate a far movimenti offensivi, ce lo ritroveremmo ben oltre questo livello. 8,4 punti e 9,1 rimbalzi.

Diviach - voto 5 - Ritrovarsi e dirsi addio, per chi era stato preso come primo acquisto dell'estate dal coach con cui, a Ozzano, tanto male poi non aveva fatto. Ma si sa, gli amori non sempre si recuperano, e il giocatore che torna in città sembra quasi mentalmente distaccato dal professionismo, e quando viene provato – con tanta buona speranza da parte di Salieri – pare faticare anche solo a capire dove posizionarsi. Scommessa persa a sorpresa, 64 minuti e un solo canestro prima di essere prestato a Trieste, dove si rivitalizza (11+5). Boh.

Salieri - voto 7 – Fa bene a ricordare da dove si era partiti, perché tutto sommato non va dimenticato che questa squadra, inizialmente, il 50% di vittorie non glielo attribuiva nessuno. Un po’ meno bene a dire che alla fine il playoff era solo un grande sogno, perché era stato proprio il campo a dare alla sua BBB i galloni della sorpresona, con necessariamente qualche aspettativa da rialzare. Mette in campo una squadra come piace a lui, fatta di pretoriani pronti a buttarsi nel fuoco, anche se qualcosa non funziona (tra Drenovac e Diviach non se ne riesce a fare uno) e certe pecche rimangono costanti. Come i problemi a rimbalzo o certi passaggi a vuoto nei terzi quarti, figli di poco centimetraggio e panchina non lunghissima. I detrattori possono accusarlo di aver tirato troppo il collo ai titolari, lui può rispondere che di alternative non è che ce ne fossero poi tante, e che se di punto in bianco si bloccano uno, due e quattro titolari (Pecile, Cournooh e Cutolo) far ulteriori miracoli non è che fosse possibile. Per giudicarlo, solo un pensiero: quanti avrebbero fatto di meglio con questo roster? Pochi, per questo c’è solo di che valutarlo positivamente, e peccato che per tanti motivi, rigorosamente extra agonistici, è difficile pensarlo ancora qui il prossimo anno.

Proprietà - voto 6- – Migliora il risultato sul campo rispetto all’anno scorso, non tanti piccoli dubbi su come viene mosso il timone. Le scelte saranno state anche dettate dal portafoglio (budget ridotto se non ridottissimo) ma alla fine quasi tutte sono state azzeccate, a parte qualche dettaglio comunque non trascurabile. Però manca il guizzo per far quadrare il cerchio, quel rabbocco che – senza chiedere chissà quali ultrasforzi economici – avrebbe potuto dare fiato e muscoli altrimenti latitanti. Dipingere il quadro in tutti i particolari non era facile, tante cose rimangono in ombra, e se in questi anni una costante è sembrata non tanto la lontananza, quanto la non abbastanza sufficiente vicinanza a chi ha sudato tutti i giorni tra parquet e altro, un motivo ci sarà. Il guaio è dover tenere botta alle mille e molteplici pressioni dell’ambiente, sia quello amico con qualche ambizione che quello storicamente ostile, e le soluzioni non sono certo facili. Ora si inizieranno i balletti estivi: nessuno li vorrebbe fare, in tutta sincerità, e sta a chi detiene il potere cercare di evitarli, di non provocarli, di non praticarli.

IL RITIRO DI MATT WALSH
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE