AGRIGENTO - FORTITUDO, LA SERIE TRA GARA1 E GARA2
Ci si può consolare con qualche precedente, magari ricordando che l’anno scorso, a Treviso, si finì sotto ben oltre i 23 di ieri. Ma è un paragone farlocco, perché sappiamo tutti che un conto è perdere la seconda in trasferta dopo aver vinto la prima. Un conto è esordire in una serie con cotanta partitaccia. La Fortitudo esce da Agrigento con davvero il bisogno di un canotto, avendone imbarcate talmente tante da non capire bene cosa sia successo. Di certo, in difesa non si è visto niente di decente. In attacco, si è cercato di reggere un ritmo a cui si è poco abituati, e già nel terzo quarto si capiva che si stava andando in affanno, pur essendo rimasti tutto sommato punto a punto. Poi, i buoi sono scappati anche per via di qualche nervosismo che ha caricato alcuni giocatori avversari, rendendo il finale un autentico tracollo e sofferenza collettiva.
Poi i playoff sono tali per cui, alla fine, conta il risultato e non il divario, e quindi tutto ora va resettato, semplicemente cercando di capire cosa possa essere successo per giustificare un simile brutto lunedì. Chiaro che Agrigento fosse carica per tanti motivi (e Boniciolli, a fine gara, ha fatto capire che le questioni chilometriche non sono state illuminate). Intanto, quel che conta è che Bologna ha tre occasioni per far saltare il fattore campo, e la prima è finita malissimo. Ok, fosse finita in altro modo, magari perdendo di 5 continuando a segnare fino alla fine, ci sarebbe meno pessimismo, ma sarebbe sempre 1-0 siciliano. Ora, però, appunto capire cosa non è andato: certo è che, se questione di testa è, non è un gran biglietto da visita aver approcciato la prima vera partita importante dell’anno (per chi deve puntare alla promozione) in questo modo atroce. Purtroppo, però, questi cali e questo sfilacciarsi è un classico fin dalla prima amichevole della stagione: c’è ancora tempo per capire e cambiare direzione?
Shine on you crazy diamond - Davvero poco. Diciamo che Cinciarini si è inserito senza alzare la voce, e questo non è male. Ma basta così.
Another brick in the wall - Tutto il resto. Magari i moviolisti potrebbero vedere nelle bizze tra Italiano e Buford il momento in cui il castello ha iniziato il suo crollo. Ma non è che, prima, ci fossero chissà quali fondamenta.
(Foto di Fabio Pozzati)