Il coach della Virtus Sasha Djordjevic è intervenuto a "Domenica Sport" su Radio Uno.
Le sue parole.

Intanto, si parla di serie A a 18 squadre, è d’accordo? “Inutile creare polemiche o parlare delle decisioni prese da chi deve decidere, io accetto, mi adatterò io come la società. Il numero pari è quello giusto in una competizione sportiva, poi vediamo cosa porterà più avanti, ma intanto si valuterà il 15 giugno chi ce la farà e chi sarà in grado di iscriversi”

Che futuro vede per il basket in Italia? Rispetto a quando giocava magari i ragazzi non sanno che ci sono squadre oltre all’NBA. “Dipende dalla forza del messaggio che diamo. Non possiamo essere come l’NBA, noi la seguiamo con passione ma c’è tanta qualità anche in Italia. I numeri lo dimostrano, c’è stato un aumento di tifosi e spettatori, l’interesse si è alzato, e questo è il lavoro di tutti noi. E serve anche rialzare la Nazionale, che è il principale mezzo di comunicazione del basket. Sono stati fatti passi da gigante, ora serve andare avanti.”

E’ possibile, in Italia, giocare in estate a basket all’aperto? “No. Nel basket nostro gli atleti possono abituarsi ad ogni superficie, ma ci sono altre problematiche. Si giocherebbe sul cemento, ci sarebbero rischi di cadere e farsi male, oltre al caldo. Sono assolutamente contrario, non sarebbe giusto: va bene il 3vs3 che è un altro sport e che si gioca su una superficie adatta e fatta apposta, ma non per il 5vs5”

Bologna ha Djordjevic e Mihajlovic, quale è il vostro rapporto? “Ci conosciamo da più di 30 anni, scambiamo esperienze e cerchiamo di consigliare le nostre società. Ognuno ha il proprio carattere, ma quello che ha fatto lui quest’anno, con la sua famiglia dietro, è un esempio positivo per tutti noi. E’ una persona molto importante, il suo coraggio lo conoscevamo noi e ora lo conosce tutto il mondo. Sta facendo cose straordinarie”

A sentirvi, c’è l’idea che non siate mai contenti anche dopo una vittoria. “Nel mio carattere sono uno che cerca sempre miglioramenti quotidiani, dato che si può sempre fare meglio. Il messaggio che trasmettiamo è questo, e se un allenatore dichiarasse di essere contento o di aver visto una partita perfetta non va bene, non porterebbe a miglioramenti, si darebbe l’idea di potersi rilassare quando invece serve crescere fino all’ultimo secondo dell’ultima partita”

Si vede CT di una Nazionale? “Lo sono stato per anni della Serbia. E’ un lavoro difficile, emozionante e con molte responsabilità. Ora alleno la Virtus, tutti i miei pensieri sono qui, e per migliorare questa società”

Anche suo padre è stato allenatore. Cosa le ha insegnato e che ora cerca di trasmettere ai suoi giocatori? “Non accontentarsi mai. Ne abbiamo parlato proprio ieri in videoconferenza, pensando a quando a 18 anni, dopo una buona partita, io ero gasato e lui invece di elogiarmi mi ha fatto tornare con i piedi per terra spiegandomi le cose che non avevo fatto bene. Da qui nasce il mio non essere mai contento, i risultati importanti si ottengono chiedendo sempre a te stesso e all’ambiente qualcosa di più ogni volta, e si deve dare il buon esempio”

Il basket europeo troverà compattezza e magari meno competizioni? “Ho visto che la Francia ha rinunciato alla Champions, una decisione forte da parte di una Federazione forte. E’ un segnale verso la ricerca del voler stringere la qualità, io la guardo come una piramide che deve evitare la dispersione in troppe leghe e troppe squadre”

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