A finir da dove tutto cominciò, in fin dei conti, ci sta anche bene. Perchè Bologna e Forlì iniziarono a pugnar tra loro ad agosto, in ritiro a Lizzano, in una partitella dove c'erano un po' di assenti, con attorno ancora l'odor di grigliata e di altri aromi estivi. Si era in ritiro, a Bologna si scoppiava dal caldo, e in Appennino i tifosi non scappati su una qualche isola greca andarono a far conoscenza con chi avrebbe provato a tenere alto il vessillo Fortitudo malgrado la categoria e malgrado il recentemente autodefinitosi portafortuna.

Duemila mesi dopo, sempre queste. Alla decima sfida ufficiale in stagione, con un 5-4 per Forlì che, se appaiato mercoledì, darebbe un bilancio in pareggio sulla carta ma del tutto filofortitudo in concreto. Già una sfida secca tra le due c'è stata, e fu melodia biancoblu a Foligno, ma paragonare l'importanza di quella Coppa Italia con quanto
avverrà a metà settimana è paragone arduo, azzardato e ridicolo. Qui ci si gioca tutto, qui ci si gioca ogni singola goccia di sudore uscita da qualsiasi centimentro quadrato di pelle di qualsiasi giocatore. Qui ci si gioca ogni giorno di fatica, fatta malgrado i poco avvezzi di A Dilettanti abbiano a lungo pensato con questi si vince in carrozza, un po' per scarsa conoscenza di questi anfratti e un po' per gufaggine.

Si affrontano due squadre che si conoscono fin troppo bene, e a sgomitar tutti i giorni per uscire da un blocco, o per un tagliafuori, forse alla fine si sfanculerebbero anche Don Bosco e Padre Marella, se mai nelle vette del Paradiso ci siano dei playoff di basket. La tensione si vede, domenica svariati giocatori sono andati in doppia e tripla cifra nel trash talking, spesso forse dimenticando che con il clima che c'è sugli spalti, un po' di serenità almeno in campo,
solo per dare il buon esempio, non guasterebbe.

Ma ci sta, purtroppo, perchè la serie è stata caricata di significati che vanno oltre il semplice sforzo agonistico, e perchè i due popoli si detesterebbero anche solo a doversi giocare una posizione di ombrellone spiaggesco, figurarsi quindi un derby promozione. Il Palafiera mercoledì sarà blindato, e chi passasse da quelle parti senza aver alcuna conoscenza di palla al cesto potrebbe pensare ad un G8, come qualcuno ha scritto: 22 anni fa sullo stesso campo una Fortitudo ci banchettò una promozione, e finì in una titanica scazzottata in mezzo al campo. L'augurio, da questo lato della barricata, è che si ripeta la prima parte della storia, lasciando la seconda agli archivi.

Stanchi da una parte, stanchi dall'altra: la Fortitudo ha più esperienza, e sarà da vedere quanto potrà essere utile il giorno in più di riposo. Forlì potrebbe avere più reattività, figlia dell'anagrafe meno incombente, e soprattutto il fattore campo. Che fin qui ha inciso al 50%, e che potrebbe anche diventare un cappio per una città che da anni, all'ultima curva pre-promozione, riesce a sbandare. L'ultima magata di Forray e Frassineti da un lato, l'ultimo gol di Muro - fin qui talmente spuntato che se anche avesse cercato di farsi autocanestro avrebbe ciccato, tali sono le percentuali - prima del probabile ritorno in Uruguay, con l'ennesima retina tagliata in segno di vittoria. Poi il
futuro sarà quel che sarà, per ciascuna delle contendenti, ma intanto si avvicinano i 40' più inquietanti degli ultimi anni bolognesi, almeno sul campo, dopo quelli - non certo felici - di Teramo 2009.

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