Pietro Aradori è stato intervistato sul Resto del Carlino.
Ecco un estratto delle sue parole.

Rispetto all'inizio siamo una squadra migliorata grazie al lavoro in palestra, nel nostro cammino ha recitato una parte importante il calendario: in Europa le prime due le abbiamo giocate in casa e abbiamo preso fiducia, mentre in campionato le tre squadre sulla carta più forti, Milano, Venezia e Avellino, le abbiamo già incontrate, e di queste due erano fuori casa. Il vantaggio preso ad Avellino è stato perso con Cremona, ma nel complesso penso che siamo su un'ottima strada per raggiungere i nostri obiettivi.

Lei sembra aver trovato la migliore condizione. Non è una questione di condizione, ma di preparazione. Inizi con la tua squadra, poi vai via con la nazionale, e ritorni con nuovi compagni: trovare subito l'intesa non è automatico. Non siamo dei robot, ci sta che anziché fare 20 punti ne fai solo 10, però, se alle spalle c'è una squadra solida riesci ad andare oltre queste difficoltà e vinci come è successo a noi.

Si sente un giocatore della Virtus o un virtussino? Quando sono arrivato mi sentivo un giocatore della V nera e con il tempo ho iniziato ad affezionarmi, ad avere feeling con il pubblico e a sentire mia l'atmosfera fantastica del PalaDozza. Già a metà dell'anno scorso mi sono sentito più virtussino che giocatore della Virtus. Ho scelto Bologna per il blasone e perché il progetto mi sembrava molto serio. Vedendo come lavora Luca Baraldi oggi avrei meno dubbi di allora e direi sì subito. Non è solo una persona competente che porta la sua esperienza maturata in ambienti che sono avanti rispetto alla pallacanestro, ma è un vero uomo di sport. Il percorso che ha disegnato riporterà la V nera ai massimi livelli.

( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

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