E allora 40’ dalla serie A siano, per la Fortitudo che evita le trappole del testa-coda, manda un bacio a Verona che vince in casa di Montegranaro, e si trova quindi a poter avere il match point domenica prossima in casa. E anche questa sarebbe una primizia, dato che di promozioni al Paladozza non ce ne sono mai state, o quasi. Per arrivarci c’è stato bisogno di chiudere una gara rognosa contro Cento, dove a tratti l’avversaria è sembrata più la propria testa che non la buona ma limitata volontà della Benedetto. Motivo questo per cui dal +22 ci si è ritrovati a dover fronteggiare i rischi di tornare a vantaggio in singola cifra, con la tribuna del PalaSavena a festeggiare prescindendo dagli alti e bassi del parquet.

Si parte facile facile, 10-2, che è come un amo a provare di farla pensare facile, per la Fortitudo. E allora il problema per Martino è quello di tenere in piedi le sinapsi difensive di una truppa che in attacco gira anche bene (Fantinelli in post basso è letale), ma che dietro va e non va: Gasparin mette due triple, White lentamente si libera dalle catene, e non ci si fa raggiungere ma nemmeno si scappa. Il coach prende subito tecnico alla ricerca della scossa, è comunque 24-17 Bologna al 10’.

E’ sempre il faticoso tentativo di non rendere la partita una replica dell’antica Roma-Lecce calcistica: la Effe si erge anche sul +12 (38-26), ma non ha la continuità necessaria per tenere la distanza con i cugini. Ci si distrae concedendo troppo a Benfatto (6 di fila), ci si sfilaccia in attacco pagando qualche errore di troppo dall’arco, e Cento si erge fino al -2 (43-41). E’ la sfida tra chi non vorrebbe sudare più di quanto già non sia costretto nella sauna del PalaSavena e chi non vuole arrendersi alla classifica: Gasparin cicca il possibile -1, è 45-41 Bologna al 20’.

Il clima diventa ancora più caldo, nervosismo collettivo, ma intanto per la Fortitudo segnano solo gli –elli ma bastano e avanzano, perché dietro si stringe un po’ meglio. Rosselli litiga con il mondo intero ma verticalizza tante azioni, la difesa trova le contromisure a Benfatto, ed è quel che serve per prendere il largo. A sedare gli animi ci pensano quindi i soli 3 cesti dal campo presi nel quarto, e la ritrovata linearità offensiva. Così, quasi senza accorgersi di nulla, è 70-51 al 30’.

Sempre troppa voglia di andare sotto la doccia, ma è anche vero che in queste condizioni è un peccato comprensibile: Pini appoggia il +22, ma Cento ne infila 10 in un amen costringendo Martino ad una ulteriore strigliata per tenere alta l’attenzione. Forse qualcuno cerca il play by play di Montegranaro, chissà, ma fatto il 78-69 la Benedetto non ne ha più, e quel che è rimasto della partita, nell’euforia collettiva della tifoseria che si gemella virtualmente con la Verona vincente nelle Marche, è solo attesa della festa. Come direbbe il Poeta, tutto il resto è gioia. Non, non ho detto noia.


(Foto Giulia Pesino)

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