VINCENZO ESPOSITO: LA FORTITUDO ERA LA MIA SQUADRA, IL MIO MONDO. NON HO TATUAGGI COME FUMAGALLI, MA E' COME SE LI AVESSI
Vincenzo Esposito è stato intervistato a proposito del derby da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna.
Ecco un estratto delle sue parole:
Tra otto giorni a Bologna c'è il derby? Lo so, ci mancherebbe, anche se non ho tanto tempo per seguire l'A2 come vorrei. L'A2 e la Fortitudo, naturalmente.
A Bologna non si parla d'altro, esagerato? Lo sarebbe, ma capisco quel che sta succedendo. Il derby manca da troppo tempo e conserva un fascino enorme. Poi capita anche in un momento storico in cui la serie A non offre tanti motivi di interesse, c'è oggettivamente molta meno attenzione del solito, e allora va bene che si parli tanto del derby di A2, se riempie le pagine dei giornali e riporta novemila persone a vedere il basket.
Il mio periodo in Fortitudo? E' stato un periodo intensissimo, erano sempre battaglie ad altissimo livello, tecnico ed emotivo. In realtà non ne ho giocati molti, ma mi sono rimasti attaccati sulla pelle. 6 derby in due anni, uno vinto e 5 persi? Ecco. Quella vittoria fu indimenticabile, ovvio. Per me e per la Fortitudo, che non vinceva un derby da tanti anni, c'era un'attesa spasmodica. Ne uscì una partita di un livello clamoroso, da entrambe le parti.
A un certo punto venne a darmi cinque Danilovic? Ricordo quel momento. Avevo fatto un canestro veramente difficile, passando in mezzo a due difensori, di cui uno era lui, e stavamo rientrando in panchina perché la Virtus aveva chiesto timeout. È stato bello. Da parte di un grande campione come Sasha, in momento bollente come quello, un gesto così non si dimentica. Poi io dei derby ricordo anche le sconfitte...
Il -41 punti in Coppa Italia? Sì, ma quella che mi è rimasta più impressa venne dopo, in campionato. Il derby di Reatto, lo chiamarono tutti così, col nome di quell'arbitro. Fa parte della storia. Sono cicatrici che rimangono, anche a distanza di anni.
Bersagliato dal pubblico virtussino? Ma no, diciamo che c'era moltissima goliardia, sfottò sempre originali, da una parte e dall'altra. Le coreografie della Fossa erano sempre mozzafiato. Ma non si andava oltre il limite. Spero sia lo stesso per il prossimo derby.
Incarnare lo spirito Fortitudo? Era la mia squadra, il mio mondo. Sul corpo non ho tatuaggi con l'aquila e la Effe scudata, come ha invece Corrado Fumagalli, che giocava con noi all'epoca. Ma è come se li avessi.
La Fortitudo di oggi? Ha ritrovato l'entusiasmo della sua gente, era la cosa più importante. La sensazione l'anno scorsa era che ci fosse quell'euforia di tutto l'ambiente che accompagnò la crescita della squadra dei primi tempi di Seragnoli, quando arrivai io. Pienone fisso in piazza Azzarita, trasferte di massa, un calore che ti avvolgeva ogni giorno. Fermo restando che tra la A1 e la A2 di oggi c'è una differenza tecnica e fisica enorme.