COSA RESTERA' DEL BASKET ITALIANO DOPO IL COVID-19
Cosa resterà del basket italiano dopo il Coronavirus? O anche durante, nella cosiddetta "Fase 2" - quella di convivenza col virus - che ci prepariamo a vivere dalle prossime settimane? A oggi è abbastanza difficile fare previsioni, ma gli scenari di sicuro non appaiono idilliaci.
Di sicuro gli unici due campionati ancora "sospesi" - ovvero serie A e A2 - sono destinati alla cancellazione. Nonostante la forte resistenza di Virtus e Fortitudo, le speranze di poter riprendere sembrano praticamente nulle, con l'ufficialità che potrebbe arrivare da un giorno all'altro. La linea di parecchie squadre (capofila le 5 lombarde), "fortemente" caldeggiata dalla Federazione, è quella di fermare tutto. Quindi le stagioni di serie A e A2 si concluderanno senza nè vinti nè vincitori, senza promozioni, retrocessioni e senza nemmeno assegnare lo scudetto.
Cosa succederà poi? Di sicuro bisognerà chiudere i conti di questa stagione, e per molte squadre non sarà facile. Alcune società - Milano e Sassari - hanno già annunciato di aver trovato un accordo con i propri tesserati per la riduzione degli stipendi, per le altre si cercherà un accordo collettivo coinvolgendo anche la GIBA. Bisognerà rimborsare gli abbonati per le partite non godute? Anche questo sarà oggetto di dibattito, e se la risposta fosse positiva potrebbe creare un notevole dissesto finanziario a parecchi club.
Poi, si penserà al futuro. E non sarà facile. Non avendo il basket italiano rilevanti incassi da diritti televisivi, i ricavi delle società si basano praticamente solo su botteghino e sponsor. Ed è abbastanza facile pensare che molti sponsor non saranno in grado di rinnovare i propri impegni, vista la prevedibile crisi economica che ci attende. E per quanto riguarda il botteghino, a oggi viene abbastanza difficile pensare ad eventi con 5000 e più persone dentro ad un palasport, anche dopo l'estate. Più probabile che siano applicate misure di distanziamento, e quindi accessi contingentati. Tutto questo ovviamente avrà impatto sulle finanze delle società. Non a caso molti dirigenti - in questi giorni - prevedono già un forte ridimensionamento del budget e vedrebbero come un successo già essere ai blocchi di partenza, a inizio stagione 2020-21. A oggi, l'unica che ha confermato lo stesso budget per la prossima stagione è la Milano di Giorgio Armani.
Per quanto riguarda i campionati, vista l'eccezionalità della situazione si prospettano soluzioni eccezionali. E una è quella che - a seconda della propria situazione economica - le società chiedano in che serie giocare. Quindi società di serie A potranno chiedere l'autoretrocessione in A2, e viceversa dalla A2 le società più solide potranno chiedere il ripescaggio in serie A. La FIP non si opporrà, anzi caldeggerà questa soluzione, a quanto si è capito.
A oggi quindi non è utopia pensare a una serie A con 14 o 16 squadre, e una discreta solidità finanziaria, anche se magari la media dei budget a disposizione sarà inferiore a quella di quest'anno. Il tutto, ovviamente, sperando di avere dal Governo notevoli aiuti, sia in termini economici che fiscali.
Per quanto riguarda le coppe europee, infine, è decisamente prematuro fare qualsiasi pensiero, sia sulla conclusione della stagione in corso, sia ancora di più sulle aventi diritto per la prossima stagione. Ma visto che il COVID-19 sta colpendo tutta Europa, è (tristemente) facile pensare che i problemi economici e le ripartenze difficili ci saranno dappertutto.
(foto Legabasket)