Il coach della Fortitudo Matteo Boniciolli è stato intervistato da Stefano Brienza su Stadio.

Ecco le sue parole: Estate impegnativa? E’ tutto pronto per ricominciare. In luglio sei decimi della squadra hanno sostenuto allenamenti specifici per prepararsi al doppio salto di categoria. I confermati sono stati tutti contenti di rimanere alla Fortitudo, non sono state vere trattative, adesione immediata.

Come sono stati scelti gli americani? Ho sempre costruito squadre con centri importanti, Daniel non è molto interno ma è dinamico e alto, atletico, aderente alle richieste strutturali della categoria. Per l’esterno eravamo a un bivio: prendere un giocatore da “datemi la palla e gioco da solo” con trenta punti nelle mani, oppure un giocatore di sistema che permettesse la crescita intorno a lui degli italiani. Ho scelto Flowers perchè spero e credo che questo nucleo italiano porterà avanti il nome della Effe per tanti anni. Non voglio che si abituino a dipendere dallo straniero.

L’ultimo arrivo è stato Quaglia? Lestini era la prima idea, lo conosco da tanto e puntavo sulla sua volontà di cambiare rotta. Non ero a conoscenza dei precedenti, è successo quel che è successo e in colloquio - con amarezza - ci siamo detti che non aveva senso vivere una bella stagione come una stagione di problemi. Perdiamo in perimetralità ma guadagnamo in fisicità e troviamo un ragazzo d’oro, che mi ha convinto prima di tutto per le qualità morali ed ha rinunciato alle ferie per rimanere a tirare da tre con il padre a Firenze.

Chi è Matteo Boniciolli nel 2015? Un privilegiato. E’ un mestiere sempre più complicato, ma bellissimo, e lo percepisco ogni mattina quando mi sveglio. Non ho mai pensato “oddio, devo andare a lavorare”. Di fianco al privilegio ho l’ossessione, o meglio l’idea fissa, di rispettare e meritarsi il privilegio stesso. Cerco di trasferire al gruppo che guido entrambe queste consapevolezze. Esigo molto, in concentrazione e durezza mentale, ogni tanto può essere pesante ma è l’idea che mi accompagna.

Quanto mi piace fare il manager? Sono convinto che l’idea di un uomo solo al comando sia sbagliata. Lo scambio di opinioni è fondamentale, e ce n’è stato tanto in società per costruire la squadra. Le squadre però non devono nascere come frutto di mediazione. Sono assolutamente legato al centralismo democratico del vecchio PCI: si decideva la linea politica assieme, anche combattendo, ma una volta scelta era la linea di tutti. Oggi succede raramente tanto in politica quanto nello sport: se devo morire, preferisco morire con i miei.

Sono a Bologna da febbraio ma sembra una vita? Dico spesso a mia moglie una cosa che provoca obiezioni e malcontento: Trieste inclusa, il posto in cui sono più felice di vivere è Bologna. Non ho il coraggio di definirmi bolognese, anche perchè sarebbe da paraculo, ma potrei dire in bolognese “io sono un bolognese” alla Kennedy, anche se il dialetto è complicato. Ringrazio soprattutto Corbelli di avermi contattato. Il mio agente mi dava del pazzo a scendere in quarta serie italiana, ma la dirigenza è impeccabile: ottimo approccio, stipendi regolari. Vorrei dare seguito a questa esperienza. Per limiti caratteriali non sono mai rimasto nello stesso posto per più di 2-3 anni, sono un inquieto di natura. Ora però ho un sogno: costruire un programma importante non solo per il budget ma grazie alle idee. Tra qualche anno vorrei lottare per una delle prime 4 piazze d’Italia con Raucci protagonista in ala piccola, Montano come sesto uomo dell’anno e Candi play titolare a 20 anni, come Gentile a Caserta, visto che sarà il play della Nazionale per una decade. Credo si possa fare, con il lavoro, senza delegare tutto al budget. L’altro desiderio sarebbe la Nazionale, ma ormai sono vecchio e rimarrà un sogno nel cassetto. Ci fu una finestra nel post Recalcati, ma venne giustamente scelto Pianigiani. Poi tornerò ad allenare i ragazzini.

La serie A mi è mancata? Assolutamente no. Non ho rimpianti e guardo sempre avanti.

Si percepisce l’entusiasmo, con 1631 abbonati per la prima fase? Per la situazione economica e il periodo estivo sono una cosa bellissima. Non scopro certo io tifo e passione biancoblu, uno dei motivi che mi spinse a tornare. Però tra il serio e il faceto, visti alcuni atteggiamenti - compresa la violenza esagerata vista durante la questione Lestini - il campionato mi piacerebbe giocarlo al PalaDozza. Sarei contento che ognuno tornasse a esercitare i propri compiti serenamente.

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