Matteo Panichi, preparatore della Nazionale italiana e della Virtus, è stato intervistato da Camilla Cataldo sul Corriere Adriatico.
Un estratto delle sue parole.

Nessuno avrebbe pensato che saremmo riusciti ad arrivarci, a Tokyo e abbiamo visto quanto fosse duro il Preolimpico ma noi, dentro, ci credevamo veramente. Era un obiettivo e non un sogno ed è stata un'Olimpiade meravigliosa. Dopo l'ultima gara con la Francia, ai quarti, in spogliatoio c'era un'aria triste. Abbiamo capito che siamo arrivati a un passo da qualcosa di storico. Le uniche squadre che ci hanno battuto sono quelle che hanno vinto l'argento e il bronzo e siamo rimasti attaccati nel risultato. C'è un filo di rammarico.

L'atmosfera? Noi e gli atleti italiani degli altri sport eravamo nello stesso palazzo e c'era un clima di condivisione. Si riusciva a festeggiare insieme le medaglie, i successi, ci si aspettava al villaggio. C'era estrema unione, senza nessun atteggiamento da star. Abbiamo visto in tv le finali di Tamberi e Jacobs con altri dell'atletica e non solo, facendo un tifo sfrenato da stadio. Alcuni come Pajola li hanno aspettati al ritorno per abbracciarli. Sembrava una squadra unica e tutti si sono caricati. Sentivamo una grande spinta anche da casa.
Pajola e Polonara? Sono andati benissimo, come tutti. Sono due dei tanti che hanno dimostrato maturità, dedizione e lo spirito giusto. Sono pilastri della Nazionale.
A novembre si ricomincia. Avremo le qualificazioni ai Mondiali del 2023. Saremo impegnati anche a febbraio e in estate a ridosso degli Europei.
La Virtus è la grande favorita con Milano. Anche l'anno scorso si è visto che di squadre che fanno bene ce ne sono, Venezia, Brindisi, Sassari... Sono contento di ritrovare Sergio Scariolo dopo tanti anni, è stato quello che mi portò a Pesaro da ragazzo, a 16 anni. Mi fece un provino per la Scavolini e mi volle. Sono molto legato a lui.

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