GUIDO ROSSELLI: LA A2 SI VINCE PENSANDO A UNA PARTITA PER VOLTA, E SERVE TRANQUILLITA' ANCHE SE A GENNAIO TI TROVI SESTO
Guido Rosselli è stato intervistato da Luca Aquino sul Corriere di Bologna. Ecco le sue parole:
Due vittorie nelle prime due partite: un ottimo inizio per la Virtus. Siamo riusciti a fare ciò che avevamo preparato negli allenamenti e questo è fondamentale per la stagione. Si è creata subito una bella alchimia e credo si veda anche in campo, fra gli incitamenti e la voglia che hanno tutti di tuffarsi su ogni pallone.
Le due vittorie arrivate in emergenza hanno evidenziato il valore dei giovani della squadra. Ci hanno dato maggiore consapevolezza nei nostri mezzi, sappiamo di essere 11 giocatori che possono sostituirsi a vicenda e portare ognuno il proprio mattoncino alla causa.
Le dà fastidio sentirsi dire che Rosselli non si vede ma si sente? Lo ritengo un complimento perchè è il mio modo di giocare e di intendere la pallacanestro. Puoi renderti utile facendo molte cose che non vanno nel tabellino, come toccare un rimbalzo che poi prende un tuo compagno, l'importante è fare quello che serve alla squadra per vincere.
Il feeling con Ramagli risale a tanti anni fa? Mi ha allenato a 14 anni nella rappresentativa toscana, però ci siamo incrociati tantissime volte e c'è sempre stato un rapporto di amicizia. E' un allenatore che sa quel che vuole e come ottenerlo, dicendo le cose nel momento giusto e nella maniera giusta. A noi facilita tanto il lavoro.
Come si vince la A2, lei che lo ha già fatto con Torino? Pensando a una partita per volta e lavorando settimana dopo settimana per quell'obiettivo. Per vincere serve tranquillità, anche se ti trovi terzo, quarto o quinto o sesto a gennaio non cambia niente: devi arrivare a giugno con la forma mentale e fisica giusta.
Mancinelli era suo compagno di squadra in quella Torino. E' già iniziato il vostro derby personale? E' cominciato ancora prima di firmare per la Virtus. Dopo mia moglie, Mancio è la prima persona che ho chiamato per dirglielo. Siamo amici, ci conosciamo dalle nazionali giovanili, tra noi c'è un rapporto speciale, però quando siamo in campo nessuno si tirerà indietro. Manterremo le distanze nelle due-tre settimane prima del derby, poi sul parquet sarà battaglia.
E' vero che è cresciuto guardando la Kinder vincitutto? Da ragazzino guardavo Danilovic, Rigaudeau, Abbio e gli altri della squadra, erano i giocatori a cui mi ispiravo. Non guardavo la NBA ma l'Eurolega, cercavo di entrare nelle loro teste per cercare di capire come vedessero la pallacanestro e perchè tutto gli venisse così facile.
Quale giocatore osservava più degli altri? Rigaudeau. E' stato il primo play di due metri, quello che ha aperto la strada a tutti gli altri. L'ultimo tiro magari lo prendeva Danilovic, però se guardavi la partita Rigaudeau era un computer.
Lei ha fatto parte anche del gruppo azzurro: perchè la Nazionale fatica così tanto? Ci sono state troppe estati in cui il gruppo non ha potuto lavorare assieme per gli infortuni. Messina è arrivato un mese prima del preolimpico e il suo lavoro, a maggior ragione per un tecnico del suo livello, non si può giudicare in così poco tempo. La sua conferma è un passo nella direzione giusta, perchè come ha detto Gallinari, gli anni passano per tutti e le possibilità di vincere qualcosa diminuiscono.
Al di fuori del basket, quali sono le sue passioni personali? I miei due cani, un bernese e un cocker, e poi la campagna. A Vinci ho un po' di ulivi, mi piace produrre olio e tutto ciò che può dare la terra.