Rok Stipcevic ha affidato ai social il suo pensiero sulla questione basket e Coronavirus.

C’è un momento in cui bisogna restare tranquilli e ascoltare gli ordini, ma c’è un momento in cui si ha il diritto di dire qualcosa, soprattutto quando si arriva al punto in cui la salute può essere a rischio, la nostra, ma soprattutto quella di chi ci sta intorno.

La maggior parte di noi giocatori ha giocato partite con problemi muscolari, ossa rotte, febbre o altri infortuni. Ma in questo momento non si parla di questo. Con tutte le restrizioni e la confusione con il Covid-19, alla fine della giornata parliamo della malattia di un virus contagioso che porta via vite, parliamo di contagiare qualcun altro o essere contagiati durante una partita, perché è impossibile non avere contatti fisici in campo come vorrebbero le regole.
Non è questione di essere coraggiosi o andare oltre il dolore, il quadro è più complesso di così, più grande e più largo.
È qualcosa relativi allo stare tutti sulla stessa pagina, seguire le regole e fare qualcosa di giusto, non ci sono vie di mezzo.
Prendersi le responsabilità ed essere chiari nelle decisioni e nelle regole.

O si gioca tutti o ci si ferma tutti.

Bisogna agire in maniera giusta e tempestiva, prima di tutto per una comunità in salute e in forma, e poi per il bene del gioco.

come si può restare a un metro di distanza?

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